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Tutto bene, come no!

La Gazzetta, Settembre e Ottobre 2000

Ecco SuperUbi che con una sola maglietta di cotone leggero, nonostante il vento inclemente e la pioggia battente, si trastulla in terrazza nei momenti di sereno sollevando carichi stupefacenti e spostando mobilio qua e là.

Ecco SuperUbi che si pavoneggia a torso nudo alla ricerca dell'asciugamano dopo una superdoccia ristoratrice, sfidando le insidie delle correnti d'aria turbinose che fustigano la poderosa superschiena.

Ecco SuperUbi che si concede il meritato riposo del superguerriero sul divano-letto dalle doghe di legno morbido e cedevole, sognando il mitico abbraccio del Valhalla, fino a scivolare nel sonno piacevole e ristoratore che spetta ai super della sua sclatta.

Ecco SuperUbi che si rialza giulivo all'alba, si piega per riagganciare una perfida doga al letto ed improvvisamente, sotto gli occhi attoniti di un ristrettissimo pubblico, emette un nuovo, agghiacciante grido di battaglia:

-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRRRRRRGHHHHHHH!

Ecco SuperUbi che viene adagiato su una sedia mentre il suo feroce urlo non vuole cessare, come pure il sudore freddo che imperla la superfronte; viene poi spostato sul divano e lì resta, esattamente dalle ore 7:30 del mattino del dieci ottobre alle 6:15 del mattino successivo, incapace di sedersi, di camminare, mugulando ogni volta che cerca disperatamente di rigirarsi su un fianco o di spostarsi di un centimetro alla ricerca della posizione meno dolorosa.
La diagnosi non potrebbe essere diversa: supercolpo della strega, dal quale il sorridente ottimista, convinto di uscire in mezza giornata, non si riprende che con lentezza esasperante. Forse un supernemico lo ha esposto ai mortali raggi della kryptonite verde?

Vi parlo dal mio esilio forzato, dopo ventotto ore delle quale poche spese in un sonno triste, la maggior parte tra il libro "Il Secolo Breve" e la televisione, talmente insopportabile da costringermi a vedere i documentari di Telepace, assai più piacevoli della restante spazzatura.

Il culmine dell'agonia l'ho raggiunto in serata, quando ho dovuto (potevo reagire?) presenziare alla agghiacciante visione di "Incantesimo", storia televisiva di normali famiglie italiane per bene, i cui membri sono ricattati dagli strozzini, colpevoli di tentativi di omicidio, perseguitati dai propri genitori dopo aver subito violenza dagli stessi, che vedono il padre uccidere la propria madre per scoprire dopo trent'anni che non si trattava dei propri genitori, che vengono a sapere dopo quaranta di avere sorelle sparse per il mondo che provano per loro terribili gelosie, e che peraltro si scoprono sterili dopo averci provato con tutti gli uomini delle altre protagoniste, proprio nel momento in cui trovano quello che le conquista e le trasforma quasi in buone cristiane, che accudiscono i figli delle violenze dei (desunti) genitori sulle proprie amichette d'infanzia, nel frattempo suicidatesi, tenendoli nascosti al mondo e che, vista la loro vita serena e tranquilla, nonstante la ripresa da convalescenze tumorali che sembravano destinate alla morte certa, riescono sempre ad essere vestiti alla moda, mai trasandati, circondati da un'aurea di grazia e lucentezza di un altro mondo. Questa è la nuova frontiera del verismo, più vero del Verga, più vero della pizza coi fichi, più vero perché fatto da uomini di tutti i giorni. Incantesimo mi ricorda che sono nato molto, molto fortunato, non in una tipica famiglia italiana.

Tornando a momenti migliori, avrete notato che sono decisamente in ritardo con la gazzetta, per motivi logistici e lavorativi. Di ritorno dalla bella Madrid -se e quando avrò tempo scriverò degli appunti di viaggio, per ora vi basti sapere che mi è piaciuta moltissimo- che ho trovato a tratti familiare, sono dovuto correre di quà e di là per organizzare l'avvenimento mondano dell'anno, del quale potete ammirare qualche istante in foto.

Se non fosse che la storia è simile a quella della precedente gazzetta, vi racconterei anche della preparazione gastronomica per la festa a casa di mia madre nella serata di domenica, nella quale avevo pianificato di cucinare X cose sufficienti per le Y persone invitate, e per la quale, ovviamente contro la mia volontà, anche mia madre aveva pianificato le sue X cose e la sposa, ben contenta di poter reclamare il suo nuovo ruolo, ne ha pensate altre X. Inutile dire che sono state cucinate 3X cose... la maggior parte finita nel secchio una volta marcite. Da segnalare la disinvoltura con la quale Cthulhu, Giovanni e AB mi hanno liberato dei pasticcini in eccesso (di tutto il vassoio, intendo dire) e di come Fscara, preso da un'inspiegabile attacco di complimentite, si sia dovuto far pregare un certo tempo prima di accettare il pacco con l'arrosto avanzato. Tra parentesi, io intendevo lasciargliene metà; quando ho realizzato che mia madre gli aveva appioppato tutto il pacco della succulente preda era ormai troppo tardi per fermarla...

La pioggia non disturba assolutamento il funzionamento delle automobili, come hanno di certo notato Paolo (fermatosi nei pressi del raccordo anulare... non l'ho potuto prelevare perché quando mi ha chiamato stavo ancora mettendo sedie qua e là, ecc...) e Letizia, la quale è sì arrivata, sì, ma non è ripartita. Il maltempo non provoca nemmeno l'influenza, come possono testimoniare i cinque o sei che mi hanno chiamato al telefono, anzi ghiamado al delefodo, per dirmi che non ce l'avrebbero "brobrio fadda". Tutto sotto i migliori auspici, insomma, come sempre la vita è bella (sempre meglio, comunque, di quella dei protagonisti di Incantesimo).

Un'ultima nota per il libro del quale appena accennavo, "Il Secolo Breve" (E. Hobsbawm, Milano, Rizzoli, 1995), davvero interessante. Lo consiglio a quanti vogliano avere una bella visione d'insieme della storia mondiale, dagli anni '40 all'inizio del '90, con pochi fatti, sopratutto statistici, ma moltissimi concetti. In alcune parti, risulta troppo semplice per il lettore europeo; d'altro canto, l'autore è un professore universitario che ha dovuto rispondere alla domanda di uno studente americano: "La Seconda Guerra Mondiale si chiama così perché ce n'è stata una prima?". Raramente, invece, si trovano errori di traduzione (due o tre frasi negano sé stesse).
In ogni caso, un'ottima -ma lunga- lettura: si vede benissimo che l'autore ha vissuto intensamente il tempo di cui parla e soprattutto che riesce a cogliere il senso della storia agli occhi di molti popoli, e non solo del nostro (o del suo).

Un bacione a tutte le bimbe!

            vostro Ubi

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