In English, please!

E bravo, esci la sera!

La Gazzetta, Luglio 2000

Sono sempre stato convinto del fatto che Shakespeare avesse capito un fatto fondamentale, ovvero che le parole più semplici costituiscono la base ideale per creare un capolavoro. D'altro canto, le note musicali non sono molte, eppure per comporre una sinfonia non serve altro. E' indubbio che i grandi sappiano mescire nel giusto modo gli ingredienti di base come noi non sappiamo fare, di conseguenza la loro capacità di discorrere supera la nostra, e non quanto essi sanno o hanno a disposizione. Perché abbia messo Shakespeare in testa al discorso non so, dato che in effetti volevo parlare d'altro, ovvero di quanto mi manchi la musica per una serie di ragioni che sarebbe triste elencare, trattandosi di questioni puramente logistiche alle quali non bisognerebbe mai sottostare. Comunque, Karen mi ha trascinato ad Ostia in un anfiteatro romano a sentire Nyman, quello di "Lezioni di Piano" per intenderci (così ne siamo venuti a conoscenza un po' tutti, quelli ignoranti come me, almeno) e pur nutrendo molti dubbi sulla qualità sonora risultante dall'uso dei microfoni, pur infastidito dal fumo di qualche imbecille che riusciva a farmelo penetrare sottile come un ago per sarti nelle narici, guastando il profumo dei pini, sono stato imbambolato dalla prima parte dello spettacolo. Notevole. A seguire, una spaghettata tardiva presso l'Archetto (con la proprietaria che non vedeva l'ora di chiudere bottega: come non darle torto?), mi ha ridotto uno straccio. Ebbene sì, mi manca il fisico, soprattutto ho il problema che poi, la mattina successiva alle nove, i caratteri sullo schermo si incrociano e rappresentano per me danze prive di significato. Sì, so che sono le mail dei clienti furiosi che cercano disperatamente di essere cortesi pur di ottenere risultati, so che significano qualcosa, ma non ci vedo, ho sonno.

-Ubiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!
Oddio! La polizia! Invece no, è solo Laura (cioè molto peggio):
-Ubi! Hai fatto quella cosa di ieri?
-Eh, che cosa, quale cosa!?
-Ubiiiiii!!!
-Oddio! Sto morendo, una voce lontanissima!
Invece no, è solo la capa, dall'altro capo dell'ufficio
-Eh, che c'è?
-Hai per caso fatto quella cosa?...
-Eh, che cosa? Un'altra cosa?!
Ma che sono le cose?
-Ubiiii!
-Oddio! Ho finito la memoria, la mia memoria
-No, mi serve solo un favore
Favore, favore...
-Che è un favore?
Ma quand'è che si va a dormire?
-Ubi, domani dobbiamo vederci con Cesare. Alle tre.
"Cesare", "Cesare"... ma non era morto? Colpa di Bruto? Meglio, così la riunione salta:
-D'accordo.
Mi allontano discretamente verso la toilette, mentre il telefono squilla seguito a breve dall'altro che uso solo per ricevere. Credo. Mi guardo allo specchio: "Okay, forza è una bella giornata". Poi ci ripenso: "Ma vista da che parte?". Mi sciacquo e mi rimetto in sesto, barcollo ed esco, sorridente. No, paresi facciale...
Forza e coraggio, Ubi: uscire la sera, ogni tanto, ti fa bene.

La volta scorsa accennai all'idea di scrivere della tesi di laurea che avrei voluto preparare, a suo tempo, prima di darmi in pasto ad una scelta del tutto differente. Ebbene, ancora una volta a dominare le mie decisioni fu il maledetto tiranno Tempo. La mia idea, vagamente umanitaria ma soprattutto estremamente "challenging" (come dicono quelli di su), era di realizzare qualcosa per i disabili e in particolare avevo adocchiato un tema: un'interfaccia vocale flessibile che si adattasse alle diverse capacità di emettere suoni di chi non riesce a parlare bene per qualsivoglia ragione. Bello, no?! In realtà iniziai la ricerca di un prof adeguato che ero già sommerso dagli impegni, tra i quali il servizio militare alle porte, e devo dire che ci misi un bel po' solamente per arrivare ad una associazione che si occupava di tesi relative al mondo dell'handicap, gruppo poco raggiungibile, un po' misterioso, di persone più indaffarate di me e che aveva in cantiere una serie di proposte totalmente estranee ai miei interessi. Viste le contingenze che non sto ad elencare, rinunciai e mi gettai sul prof che ritenevo tra i più simpatici. I letterati rabbrividiranno sapendo che non avevo preso 30 con il suddetto, comunque nemmeno tale prof aveva proposte di mio interesse e mi indirizzò a tal Giuseppe Santucci. Vorrei fare una digressione di carattere "storico"... una delle ragioni per cui non accettai la proposta del primo era lo stato di Internet al tempo: stiamo parlando di cinque anni fa circa. La tesi avrebbe consistito nel provare una serie di algoritmi su una macchina particolare localizzata in Germania, utilizzando Internet dall'Università di Roma. Al tempo, esistevano forse tre o quattro provider e comunque non era -come d'altronde non è ancora- pensabile di collegarsi via modem per ore a macchine remote. La bolletta è sempre la bolletta! Solo le connessioni universitarie erano stupefacenti ma... insufficienti, soprattutto verso l'Europa più che gli USA. Le reti in uscita dalle sedi universitarie erano intasate dal download di immagini pornografiche, fantasy e di fantascienza da parte di dozzine di studenti che operavano contemporaneamente, e lavorare su computer remoti era un'impresa, con tempi di latenza inaccettabili. La sola idea di passare secondi, minuti e ore all'università aspettando di veder comparire sullo schermo l'eco dei caratteri da me digitati mi preoccupava. Andai dal Santucci che risultò simpatico e, soprattutto, accettò immediatamente la mia filosofia: -Mi dia una tesi che possa fare a casa in santa pace!-
La tesi era decisamente interessante, anche se non aveva niente a che vedere con le mie idee iniziali, e accettai. Un urrà per Santucci (detto Beppe), che temo stia ancora aspettando un lavoretto da me... Promettere non posso, ma cercherò...

La lunga premessa schiude ad un concetto molto più breve: non ho dimenticato il desiderio di fare qualcosa per i disabili, anche perché il resto del mondo informatico è già intasato di ricercatori e cervelloni che risolvono problemi di diversa complessità. Viceversa, ritengo che il livello raggiunto dall'industria informatica nei confronti del mondo dei portatori di handicap sia ben lontano dalla sua reale portata. Magari, un giorno...

L'ultima nota è per gli appassionati di cinema fantascientifico: non perdetevi "Dark City", passato ingiustamente inosservato: non è straordinario ma davvero interessante. Inutile dire che me lo sono gustato su DVD.

Vostro

            Ubi

P.S. ...per chi proprio vuole leggere tutto...


Leggete il numero precedente
Back to my homepage Ibidem, relative link
Torna alla homepage Idem, link relativo