In English, please!

The Helsinki meeting

La Gazzetta, Giugno 2000

Il titolo sembra quello di un romanzo di spionaggio, no?! La verità è che per me, dopo milioni di altri prima di me, ha rappresentato una tappa da ricordare: è la prima volta che viaggio seriamente per motivi di lavoro, che mi ritrovo in un albergo con tanto di idromassaggio, colazioni da principe, servito di tutto punto, e che tutto questo mi viene sostanzialmente offerto (avrei difficoltà a sostenere che "è necessario per lavoro"). Da una parte mi sento del tutto spaesato in questi abiti da businessman, dall'altra mi rendo conto del fatto che quei signori impomatati, che attraversavano le pedane dei gate aeroportuali in giacca e cravatta quando io portavo trenta chili di zaino sulle spalle sudaticce, che guardavo come si guardano gli alieni con i quali condividi il ponte di un'astronave, sono sempre stati al mio pari fuori del proprio io. Quasi. Ovvio che c'è chi sguazza in un certo modo di fare come vi fosse nato, o perlomeno ne trae un grande senso di compiutezza... al contrario, cari lettori, vi devo confessare che il divertimento ha avuto una battuta d'arresto per il sottoscritto quando ho dovuto cambiare albergo. Dovete sapere che per l'ultima notte non avevo posto al "Lord" (wow!) e ho cominciato a cercare da un indirizzo lì vicino. Ahimé, un ostello: nulla di male, anzi, se non fosse che non avrei potuto lasciarvi tutte le cose preziose che avevo appresso. Aargh! Miei fedeli lettori, confortatemi, ho dovuto scartare un ostello, il luogo più sacro del mio viaggiare (dopo il campeggio s'intende). Ho dovuto dire addio al mio viaggiare! Il piccolo dramma si è consumato ed è passato: devo rimediare...

Bando alle nostalgie, passiamo ai trascorsi. Prima nota: l'acqua di Helksinki è la più buona che abbia mai assaggiato. Tra le mie tendenze autistiche si è sempre manifestata quella di assaggiare le acque d'ognidove, e questa ha proprio vinto la palma d'oro. L'ultimo giorno avrei dovuto portarne via una bottiglietta per farci l'eccellente tè keniota portatomi dal Maurondi -che ringrazio pubblicamente e con le lacrime agli occhi-, ma ho poi dimenticato di farlo, sigh! Devo dire che, come l'acqua, tutto il digeribile mi è parso ottimo, gustoso e sano: dalla frutta, presumo importata dalla Spagna e dalla Francia, e specialmente le ciliegie grosse come noci, alla carne e al pesce. Poca varietà, come spesso capita nei paesi del Nord (la maiuscola ci vuole, io amo il Nord), ma sempre eccelsa.

Helsinki è piccola e sono poche le cose da vedere, ma è assai piacevole e ben tenuta; i finlandesi vanno giustamente fieri del design di origine autoctona e di tutto ciò che producono... per riassumere in due parole citate da una delle nostre ospiti "Finnish people like quality". L'idea che dà è appunto questa: poche cose, ma di qualità. Mi raccomando, soprattutto, di passare per la piazza sul porto nella quale si tiene il mercatino e di sedersi alla bancarella in cui preparano il "fish meal". In altre parole, dentro un superpadellone fanno sfrigolare gamberetti, bistecche di salmone o trota, piccole patate tonde e quant'altro può farvi guardare con invidia dai gabbiani che scorrazzano per le banchine. Buonissimo e, devo dire, sotto il cielo finlandese e quegli stessi gabbiani bianchissimi e maestosi (diversi dai nostri, bisogna davvero vederli...), bello quanto un miraggio.

I nostri ospiti sono stati straordinari. Arrivato all'albergo ho incontrato il resto della truppa che si stava recando a fare la sauna con il pulmino prenotato per l'occasione. Devo dire che avevo lasciato intendere, via e-mail, che non sarei andato, ma poi trovandomi lì ho definitivamente vinto la mia tendenza di solitario osservatore. La fortuna mi ha assistito: erano in partenza e due minuti dopo sarebbe stato tardi. Ragazzi! Ci hanno trasportato sulle rive di un lago tranquillo circondato di boschi, in una baita di legno; sui tavoli c'erano, oltre a birre e bevande di ogni sorta, insalate fredde e salsicciotti pronti da grigliare. A partire dalle risate generali, nate quando abbiamo capito che la sauna l'avremmo fatta nudi (qualcuno ci aveva pensato, prima?), al che mi chiedevo con quale faccia tosta ci saremmo riuniti nei giorni successivi in giacca e cravatta, il tutto ci ha trovati concordi nell'assegnare ai finlandesi l'oscar dell'ospitalità nel progetto Trident. Alternata la sauna bollente ai bagni nel lago ghiacciato, abbiamo concluso con l'abbuffata, nella quale, viste le mie mancanze negli altri ambiti della vita, ho dato prova del mio valore affondando un numero imprecisato di salsicciotti. Il rientro, tardivo, era tuttavia luminoso, non perché le nostre persone fossero alcunché di radioso quanto perché il sole, nell'Helsinki estiva, tramonta tardissimo. Le chiacchiere spagnole, inglesi e italiane -alcuni dei presenti non avevano problema con tutte le lingue citate- non si sono spente che al congedo. Okay, ora basta. Vorrei tornare lassù, spero che capiti, ma passiamo al resto. Avete capito che sono tornato sorridente e gaudente, datemi solo il tempo di salutare e ringraziare Anu e Annakaisa che hanno reso possibile il bel ritemprarsi.

Non voglio diventare uno di quelli che passano il tempo a descrivere un fenomeno in tutte le sue possibili sfaccettature invece che gauderne, peraltro annoiando il proprio publico, ma insisto sul fatto che Internet continua a stupirmi come un bambino. Il modo in cui mette in contatto le persone non smette di affascinarmi, eppure sono stato tra i primi ad usarla sistematicamente in Italia (nelle Università era diffusa quando il termine "Internet Service Provider" forse non era neppure coniato) e lavorando quasi esclusivamente "in essa" dovrei quasi esserne stufo. Eppure, queste stesse righe mi consentono di raccontarvi qualcosa di me anche quando non vi sento telefonicamente per un mese (un anno, per alcuni di quelli che ricevono l'avviso sull'uscita della gazzetta). Persevero nell'illusione o nella giusta credenza che sia un modo di mantenere i contatti. Notoriamente, provengo da una famiglia di orsi polari che disprezzano il telefono e trovano poco tempo per scrivere, sebbene mi piacerebbe averne: l'unico vero modo di comunicare che apprezzo è quello diretto, vedersi e parlare, oppure questo, all'estremo opposto, nel quale dovete sorbire i miei deliranti monologhi. Probabilmente proietto nei vostri gusti la mia avversione per il telefono; sapendo che mi annoierei a morte sentendomi raccontare tante cosa alla cornetta, mentre preferisco di gran lunga leggere una lettera, presumo che facciate altrettanto.

Di recente, ho recuperato un'altra memoria di quand'ero piccolo. Piccolo quanto, non so... comunque, leggendo i programmi di matematica delle scuole elementari sulla notazione decimale, ho ricordato il piacere che provavo ad imparare un nuovo ordine di grandezza. Dopo dieci, cento e mille, già il "milione" mi faceva un certo effetto, ma il "miliardo" fu una conquista di cui andavo molto fiero, soprattutto nelle gare di sapienza con quel poveretto di mio fratello il quale, avendo tre anni meno di me, non è che potesse vedere riconosciute le proprie conoscenze (peraltro superiori alle mie, in proporzione, come in genere accade ai fratelli che minori strapazzati dai maggiori). Oh! Gaudio! Ricordo perfino come mi interrogavo sui valori di zio Paperone: inizialmente, non sapevo se i "fantastilioni" e i "fantastiliardi" fossero ordini di grandezza esistenti. L'infinitamente piccolo venne pił tardi, con Paolo che un giorno mi disse dell'esistenza di tre prefissi, nell'ordine "pico", "fempto" e "atto". Non mi curai mai di sapere se gli ultimi due esistessero, ma le sue esatte parole sono tuttora nella mia mente.

Anche questo è un aspetto di Internet: scrivere qui queste memorie è un modo di inciderle definitivamente anche per me stesso, in un insieme di testi che conservo gelosamente e che potrò sempre e comunque rileggere. Un diario "pubblico". Non un vero diario, certo, ben lontano dal realizzare la fantasia della mia pubertà di diventare "l'uomo trasparente": così definivo una persona della quale tutti possano conoscere i pensieri senza eccezione, che mostra ogni lato di sé perché in fondo non ha nulla da nascondere ma soprattutto perché desidera essere conosciuto a fondo da quanti lo vogliano.
La fantasia non è durata molto, il lato privato ha avuto la meglio e devo dire che non prendo facilmente posizione contro di essa... Si trattava di un'utopia, certo, ma ho tuttora la sensazione che la sua irrealizzabilità non dipenda da un suo errore ma da una deboleza dell'essere umano, dalla sua imperfezione e dal fatto che si preoccupi comunque di ciò che pensano gli altri, oltreché dalla sua riluttanza a manifestare opinioni sui fatti che gli accadono. Troppo complicato, addirittura ridicolo? Va bene, come si vuole... ma alle mie fantasie antiche resto sempre affezionato.

I siti del mese sono Stinkymeat, una vera pietra miliare nel panorama del nonsense, e Beppe's land, ben strutturato e piacevole. Sono un voyer, lo ammetto, e le terre di Beppe mi affascinano perché danno un'idea della vita del personaggio. Me lo spizzerò tutto quando avrò tempo. Non ho libri particolari da suggerirvi perché ho letto due numeri della "Storia d'Italia" di Indro Montanelli piuttosto che narrativa; al di là delle tristi considerazioni che sempre affligge chi legge dei nostri trascorsi, mi ha dato da pensare il ritratto del re Vittorio Emanuele soprattutto riguardo la dura infanzia, alla quale ogni affetto era negato, ma non credo sia il caso di farla lunga in questa sede, se vi capiterà... buona lettura.
Da segnalare il documentario/reportage "Overland", della RAI, circa la spedizione di alcuni giornalisti lungo un percorso mostruoso che, tra le altre terre, attraversava tutto il nord della Russia. Vi lascio immaginare la bellezza dei luoghi e la loro estrema durezza, e il senso della frase: "...vivere per vedere il grande giorno che nasce e la luce che riempie il mondo" che alla fine della puntata stupiva per la sua spietata veritą. E' stata ricca la stagione DVD, con svariate chicche, prime fra tutte "Yellow Submarine" e le puntate della prima serie di Lupin III. Infine, qualcuno vuole fare un salto a vedere "Dark City"? Devo proprio contattarvi di persona?

Rileggendo la pagina, mi sembra che questa gazzetta sia decisamente noiosa. Non si può vincere sempre, perdonatemi. Meglio tralasciare, allora, il racconto della tesi che avrei voluto fare, sperando di tornarvi la prossima volta.

A quanti stanno per evaporare... buone ferie.

            Ubi


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