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Gli artisti non hanno pace
La Gazzetta 2000, Aprile 1-30

Cari aficionados, il mese di marzo è stato interessante, come tutti i precedenti. Non è bello avere una vita interessante? A pensarci bene, quasi tutto rientra nella routine, ma le mie tendenze autistiche e decisamente demenziali finiscono sempre per fissare l'attenzione su pochi particolari che restano impressi e mi tormentano fino a che non sono fissati da una qualche parte. Devo concludere che non è interessante la mia vita, ma che sicuramente la trovo interessante. Se fossi un altro, anzi, il mio commento sarebbe: "Beh, e che c'è di speciale?".

Credo che almeno la metà di quanti mi leggono siano stati sfiorati dal sogno di diventare artisti; non faccio eccezione, ma comunque, al di là della mancanza di talento, sono stato colpito dalla fine della forma artistica che più mi interesserebbe, ovvero la scrittura. Che la gente abbia smesso di leggere è una frottola: leggono in molti, grazie al fatto che il livello culturale del mondo occidentale è cresciuto, anche se le persone dotate del giusto livello di istruzione leggono meno (trent'anni fa, una persona che aveva finito il liceo passava ore con i libri!); la quantità di lettori è tale da coprire la loro diminuita voglia di leggere. Ciononostante, a schiacciare i poveri scrittori è la quantità di offerta presente nel mercato: i libri che escono all'anno sono così tanti da cancellare ogni possibilità di vivacchiare per gli illustri sconosciuti. Credo che la produzione di testi abbia subito un aumento di gran lunga superiore a quello della voglia di leggere di questo mondo.
D'altro canto, se la passano male anche i pittori e quanti ruotano attorno a varie forme di artigianato, scemando l'abitudine di abbellire le case con oggetti diversi dalla televisione e i mobili. I mobili antichi, poi, sono diventati addirittura difficili da levare di torno (a me hanno sempre fatto schifo)...

Non molto tempo fa, un tizio di mia conoscenza era stato invitato a realizzare un'opera per una dimostrazione; l'aveva costruita con scarsa convinzione e alla fine gli ho chiesto cosa intendesse farsene. "La butto." è stata la pronta risposta. Non posso volergliene male: è il demente che ha pensato di poter chiedere ad un artista di realizzare "qualcosa" in due giorni che non ha chiaro qualche concetto, semmai.
...Insomma, non ci crede più nessuno?
Nella lista di figure professionali e non che ho incontrato per ragioni di lavoro, non riesco a dimenticare un architetto. Forse figlio di architetti (non gliel'ho chiesto perché avrebbe potuto rovinare il quadro, lo scoprire che non fa eccezione alla norma secondo la quale i figli degli architetti lo diventano anch'essi e sposano altri architetti...), questo tizio si ergeva come un Don Chisciotte senza speranze a difesa di alcune sue idee. Il modo in cui sa dire "Che bello!" mi ricorda quello di altri del suo stampo, al punto che non so più se abbiano fatto un corso per dirlo bene; comunque, trattasi del modo con il quale si comunica davvero il proprio amore per le opere d'arte e riesce a convincere anche te che ci sia qualcosa che vale la pena di sentire. La sua mimica lo seguiva passo passo, quasi fosse tutto studiato con cura al fine di ammaliare una donna, senza cedere nulla al volgare, allo scontato o al noioso.

Trascinato dal Don Chisciotte, ho deciso che devo realizzare un film, che tratta di una banda di cinque svitati che tentano il colpo grosso. Ho in mente tutte le scene clou che hanno lo scopo di far ridere. Ce l'ho tutto sulla punta della lingua. Almeno credo. Tanto non troverò mai il tempo... meglio così, eviterò ogni delusione dalla mia totale incompetenza.

Mentre i giorni scorrevano, ho accumulato altre montagne di cose da dire, quindi armatevi di pazienza. Cominciamo dalle albe: c'è di meglio? Di recente, mi sveglio sempre più presto, mentre il rimanente della casa ronfa profondamente: ho preso l'abitudine di leggere, una delle poche attivitaà che mi permettono di non disturbare nessuno (la mia grazie da ippopotamo non consente di meglio). Il tutto, ovviamente, profumato dal sorseggio del tè -in genere scadente, a stonare con la perfezione del momento.
Attualmente sto leggendo "I campi della gloria" di Jean Rouaud, che promette abbastanza bene, e fa parte della categoria di libri che più mi prendono: quelli nei quali, con una visione estremamente soggettiva ma limpida, vengono percorse intere vite o periodi significativi, tanto più se c'è l'infanzia di mezzo. Certe volte penso che l'afflizione da scarsissima memoria del mio passato mi abbia reso simile ai replicanti Nexus 6 di Blade Runner, che usano il passato degli altri per provare le sensazioni necessarie al sostentamento della psiche; nel caso, i libri giungono in soccorso, mentre nel film un replicante si aggrappa ad un pacchetto di fotografie.
Poco tempo fa ho terminato "Leggende Spietate", una serie di raccontini che ho trovato ripetitivi e alla fine noisosi; ciononostante, le pagine sono passate sotto i miei occhi fino all'ultima, forse perché la forma è davvero buona. Quasi tutto, durante le prolungate albe al sapore di tè.

La mattina migliore, viceversa, è iniziata ad un orario davvero impossibile: le sei meno un quarto. Mi stavo dannando -anzi dannavo chi mi aveva svegliato per poi tornarsene beatamente sotto le coperte in catalessi totale- finché ho preso la decisione di lasciarmi trascinare dalla moto in giro per Roma. Ooooh, ragazzi! Inizialmente, pensavo di fare colazione in qualche buco dalle parti di piazza di Spagna, in compagnia di pallidi turisti dall'aria perduta e amanti delle cose belle, ma l'idea è naufragata per l'assenza del portafoglio. Le tappe hanno allora coperto Castel Sant'Angelo, Trastevere e infine Villa Pamphili... e qui sono stato folgorato dalla parte di essa che non avevo mai visitato. Non posso vantarmi di essere affetto dalla sindrome di Stendhal, il che mi renderebbe di sicuro più interessante, ma devo dire che non riuscivo a venire via. Non sapevo nemmeno che ci fosse un laghetto, c'era un posto come questo a due passi e io non lo sapevo! Mi stramaledico ancora, per aver aspettato tutto questo tempo, quando le ranocchie tutte le mattine ne godono a sazietà riempendo l'aria di gradicidii soddisfatti. All'alba ogni cosa è migliore, anche i passanti che trascinano cani lupo e setter ad annusare ogni cosa sul loro cammino, anche il pane fresco, l'erba, la pietra e il marmo, le fontane, la luce e la terra. Stordito dal fracasso delle rane, ho trascinato il mio peso qua e là per i sentieri ripromettendomi di tornare. L'ultimo scorcio dava sull'unico angolo che avevo già visitato anni fa. Salutatolo, ho superato le mura che tengono la strada all'esterno, come una barriera tra due mondi. Se c'è qualcuno che frequenta gli stessi orari e queste pagine, si faccia vivo per una scampagnata pre-lavorativa.

Comunque, cari lettori, siete dei maledetti voyer goderecci che non collaborano: perché diavolo ancora nessuno di voi si è offerto di riempire queste pagine con i propri maleodoranti pensieri? Non sapete che lo spazio web ben gestito costa, e voi potete avere tutto questo gratis? Per punirvi, finirò con i tristi pensieri di stamattina, di ordine politico (tanto qui si parla di tutto, no?!), circa le squallide dimostrazioni del fatto che i politicanti sono riusciti a rimbambire i cittadini a sufficienza.
Un primo fatto riguarda i referendum, e quei babbei che invece di irritarsi perché vengono fatti in date diverse dalle elezioni ("ma no, caro, certo che non viene fatto apposta!"), preferiscono lamentarsi del loro costo. In questo modo, i parlamentari hanno spinto una volte per tutte gli italiani a non decidere, ad essere nel destino dei giochi di potere e contro ogni forma di volontà personale dei votanti, nonché a far spendere loro molto di più. Francamente, se pensare è diventato per questa gente (servi?) più che lavorare, non c'è da stupirsene. Riescono perfino a far disprezzare chi si sforza di dar voce a tutti (no, cari, non sono un radicale se qualcuno di voi lo sta pensando). L'altra dichiarazione che mi piace da morire, al riguardo, è che sono i politici a dover decidere, dato che ci stanno apposta. Non capisco di cosa si lamentino...: lo hanno già fatto! L'altra idea riguarda l'abitudine, sempre coperti da un fitto strato di nebbie cerebrali, di lambiccarsi il cervello sulla possibilità di risparmiare acqua usando due flussi separati, uno potabile (più costoso) ed uno di riciclo, per i diversi usi quotidiani. I nostri nonni non avrebbero nemmeno capito la questione, dato che l'Italia è un paese ricchissimo d'acqua. Se ne parla tanto che riescono quasi a farti dimenticare che solo dei poveri cretini potrebbero ricorrere ad una simile soluzione con i nostri fiumi e le nostre sorgenti, quando basterebbe tenerli più puliti. Già, ma ci sono gli interessi economici, ecc. ecc... Francamente, l'idea di dover decidere sempre sulla base del concetto che "se tutti parlano di una soluzione a valle conviene parlarne anche noi" abbandonando le soluzioni che puntano al futuro in generale e non a quello immediato, la sperimento ogni giorno sulla mia pelle quando devo ritoccare i programmi fatti in fretta o "in un certo modo" perché qualcuno ne ha bisogno o "tutti fanno così". Inutile dire che sono programmi che creano problemi a vita, come tutte le finte soluzioni ai veri problemi...
La prima autorevole voce a sancire che una dittatura basata sulla violenza è molto più costosa ed inefficiente di una basata sulla (dis)informazione mi sembra sia stata quella di Noam Chomsky; de facto, pur essendo molto lontani da una situazione di dittatura, possiamo dirci affini ai sottoposti un sistema oligarchico, per nostra stessa volontà. Vorrei vederla in modo diverso: qualcuno ha capito che rompere le scatole dalla mattina alla sera con gli stessi tormentoni ha un effetto migliore che disinformare, ovvero lasciare che la gente sappia ma non desideri affatto agire.

Finisce l'area noiosa e con essa la gazzetta. Il sito del mese mi è stato segnalato da Michela, una povera disgraziata ancora convinta di avere una qualche colpa nel malfunzionamento dei programmi che le hanno dato da correggere. Non ha ancora capito che l'informatica è tutta una truffa. Visitate, allora, la sezione dedicata ai sogni di Voicedialogue. Un'ultimo consiglio a Michela, prima che si trascini ancora una volta a piagnucolare in area sistemisti circa il fatto che non ci capisce niente: "Non ti preoccupare, nemmeno noi ci abbiamo mai capito qualcosa". E aggiungerei "tranne una cosa: ciò che funziona lo fa per puro caso".

Ultimissime! Oh! Uh! Mi hanno scritto! Mi hanno scritto! Vogliono parlare con me! Ringrazio Silvia (bellissimo nome, da dove "chiami"?) che ha miracolosamente raggiunto la pagina sul Nord e che vi ha trovato qualcosa di interessante. Riceverà la mia risposta appena possibile.

Baci a tutti e baci ai pupi

            Ubi


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