Agosto 2013: Isola d'Elba

INTRO


Che fatica, scrivere! Chiedo venia per eventuali errori (ed orrori) ortografici e sintattici: non sto usando il correttore e non mi va di rivedere tutto, ci vuole tempo!!!
Ma venendo al tema, potrei fornirvi una guida utile per viaggiare all'Elba, ma perché dovrei (faticosamente) darvi una mano?
Potrei cercare di rendere questa pagina utile, ma chi ha detto che Internet deve essere sempre utile? O un piacere?
Vi tedierò, piuttosto, con un bel resoconto familiare, più o meno come sarebbe tenervi sulla poltrona a guardare le diapositive delle vacanze.
Quale maggiore dimostrazione d'affetto, nei miei confronti, che leggerlo tutto?
Diamo anzitutto un nome al trio di personaggi: fantasiosamente, costituiranno "la famiglia Rustichelli" -ammetto che spesso ci prendiamo in giro chiamandoci "la famiglia Brambilla", ma francamente non ricordo nemmeno da quale lontano eco provenga quest'altro nome. Un film comico? Un libro?-, ci sarebbe da prendere in considerazione un quarto protagonista, alquanto paziente e silenzioso, che verrà chiamato "Hiunday" o "i10" o in qualche altro modo.

PREPARAZIONE


Bene, dunque, eccoci a caricare i tre trolley. E una busta con le lenzuola. E una borsa per il mare.
La macchina straripa, chiudo il portellone. "No, aspetta!" dice mamma Rustichelli (altresì nota come "Contessa del Calzino" e autoproclamatasi da tempo "mamma gatta"), "...c'è la busta delle cose per il mare". Ma perché, la borsa cos'era? "Quelle sono le altre cose per il mare". Ah, certo! Finalmente richiudo il portellone.
"Perché hai chiuso?"
"Non partiamo?"
"Ma mancano le cose." -dice mamma gatta contessa.
"Quali cose?"
"Tutte le cose! Tutto!"
Ora, esistono almeno cinque concetti di tutto.
Uno è filosofico, e peraltro varia da autore ad autore.
Un secondo è scientifico, ed include proprio "tutto", ma non è ben definito in quanto non sappiamo cosa sia tutto.
Però di certo ci sta molta massa oscura, il che potrebbe spiegare per quale ragione ogni busta in macchina è pesante molto più di quanto sembri.
Un terzo è proprio della famiglia Rustichelli ed è espimibile a sua volta in diverse sotto-definizioni collegate al numero tre: il triplo della quantità che entra in macchina oppure il triplo del necessario oppure il triplo del triplo di quanto una persona sana di mente porterebbe con sé o, infine, il necessario per il triplo dei giorni di viaggio.
Poi c'è il concetto di mamma gatta contessa Rustichelli del Calzino che è di semplice enunciazione: "tutto" è "tutto ciò che sta in casa" (più un paio di medicinali da procurarsi per strada, più il necessario a preparare qualche panino).
Ovviamente il concetto plebeo di "tutto ma solamente il necessario", il quinto, non ci riguarda, le persone che non sanno distinguersi non avranno mai un posto di rilievo in questo mondo.
Per adeguarci a un concetto di tutto che sta tra quello scientifico e quello di mamma Rustichelli, eccoci a caricare quindi la busta delle scarpe da scoglio e le maschere (ma cosa c'era nella borsa per il mare?) e finalmente chiudo il portabagagli. "Il portabagagli è pieno, si parte!" annuncio trionfante.
"C'è il sedile di dietro." Eh già, c'è anche quello.
Così possiamo caricare gli zainetti -non vorremo mica portare i trolley in spiaggia, vero?-, le medicine, il materassino, i libri per studiare (voglio proprio vedere), i libri da leggere, la guida dell'Elba. Bene, si parte!
"No, aspetta!"
Sono sull'orlo di una crisi di nervi.
Riapro lo sportello, convinto di avere visto tutto. Ma non ero pronto a questo.
Dopo l'ombrellone e l'ombrello (sì, siamo pronti ad ogni evenienza), entra la colossale busta rossa con: olio extra-vergine di oliva, bottiglia da un litro piena solamente a metà: "così lo finiamo", aceto balsamico di Modena, bottiglia da 750ml di cui ne rimangono forse 100 ma già so che tornerà indietro con noi, ulteriore boccettina piccola d'olio (meglio non chiedere), biscotti (già, chissà se "laggiù", all'isola d'Elba, hanno i biscotti), barattolo di marmellata di ciliegie ancora pieno, pane, salsa di olive nere in barattolo (fortissima, ne basta un cucchiaino per condire mezzo chilo di pasta), due chili di pasta... faccio presente che essendo noi in tre e prevedendo di mangiare quattro volte a casa per un totale di dodici porzioni, fate voi i conti...-, barattolo di disgustosa salsa ai funghi ("ci sarà un perché non l'abbiamo usata per mesi?!" -"così ce la togliamo di torno" è la pronta risposta), acqua per un mezza dozzina di cammelli ( chissà se all'Elba...), pane (merce rara, è bene averne sempre un po'), 400gr di sale (roba da signori, non vorremo mica lasciarlo incustodito?), fette biscottate, posate d'emergenza, e così via.
"Posso chiudere?"
"Un attimo".
Io e il portello di i10 ci guardiamo sconsolati, esso tenta di resistere alla prossima apertura ma lo convinco che non c'è niente da fare.
Scricchiola, implora, alla fine cede alle richieste. Gli pneumatici, preoccupati dal peso, sudano freddo: "Dov'è che dobbiamo arrivare? Stiamo lasciando Roma per sempre?"
Rincuoro la Hyundai mentendole spudoratamente: "Non ti preoccupare, sono pochi chilometri".
Chiudo, faccio il giro dell'auto per accertarmi di avere ancora una figlia dietro il muro di zaini e buste. OK, c'è, è quella creatura cogli occhi grandi e il viso spiacciccato sul vetro che implora: "Aria! Aria!"
Siamo a posto, si parte...

DAY 1


Il nostro ardito peregrinare inizia con un bagno a Castiglione della Pescaia, sera e notte nella piccola ma accogliente Massa Marittima. Poiché il traghetto parte da Piombino alle 9:30 circa, ho preferito evitare un viaggio della speranza da Roma tutto di filato.
Meglio stare una notte nei dintorni di Piombino, così abbiamo potuto bagnarci nelle splendide acque toscane e visitare la già citata Massa Marittima, dall'accogliente centro storico.
Garantisco che ne vale la pena, come probabilmente sarebbe stato interessante visitare il paese di Castiglione, ma non si può fare tutto. Meglio un bel bagno per riprendersi dai limiti di velocità dell'Aurelia, che per chi ci ha fatto caso passano dai 90 ai 70 ai 50 ai 90 ai 50 ai 30 ai 70 diverse volte in un chilometro.
Diventa complicato soprattutto quando un certo limite dura meno di venti metri -senza incorocio, peraltro. Uno se ne infischierebbe pure, ma sapendo che ci sono sia gli Autovelox che le pattuglie bisogna prestare un minimo di attenzione...
Avete presente l'agente quando ti fa la multa sull'Aurelia?
"Lei ha infranto il limite di velocità!"
"Quale limite?"
"Il limite dei 50"
"Quello prima del limite dei 70?"
"No, quello dopo il cartello dei 90 ma prima di quello dei 40?"
"Ne è sicuro? Pensavo fosse dopo quello dei 70?"
"Sì, è dopo, ma poi c'è quello dei 90. Poi 30, poi 70 e poi 90 e poi 50. Prima dell'osteria"
"Ah, quella col pollo?"
"No, c'è un coniglio, da quella col pollo si mangia male. Non è vera cucina toscana. C'è il controviale col limite dei 30. Dopo il controviale col limite dei 50"
"Ma la carne com'è?"
"Buona, buona, ma hanno un pesce, Maremma che pesce! Però, se vuole un consiglio sulla carne, vada ancora un po' avanti. Dopo il limite dei 70, non il primo e nemmeno il secondo, ma al terzo, e subito prima il limite dei 50, c'è una casa gialla, vada lì. Patente e libretto!"

A Massa alloggiamo in un alberghetto senza pretese ma ben tenuto, col personale gentile e soprattutto, per l'immensa gioia di mamma gatta contessa, una piscinetta nella quale rinfrescarsi e sguazzare. Se vi capita, andateci: si chiama "Il Duca del Mare" ed ha il parcheggio gratuito proprio accanto.
Si sale a piedi per cento metri e si entra nel paese attraverso le mura.
Si dorme bene, a parte l'ansimare che viene dalla strada e che inizialmente non riesco a spiegarmi. Chi è? E' la Hyundai, sta cercando di riprendersi, dalla fatica e dal mio tradimento. Avrei dovuto dirle subito la verità.
Prima di proseguire col racconto, devo darvi un consiglio: non fidatevi delle mappe e delle guide. Spesso riportano informazioni vecchie. Molto vecchie.

chiesa sulla piazza centrale di Massa Marittima
chiesa sulla piazza centrale di Massa Marittima

DAY 2


Dunque, è il giorno! Di buon mattino, scendiamo per la colazione a buffet.
Ci nutriamo come squali che hanno attraversato l'Oceano Indiano senza incontrare un pesce e raggiungiamo Piombino, quindi c'imbarchiamo. Quando i10 è a bordo, la nave sembra pendere un po' dalla sua parte, sarà soltanto un'impressione.
Portoferraio visto dal traghetto
Portoferraio visto dal traghetto

Giù dalla nave, ai margini di Portoferraio individuo una pompa: "Faccio benzina!".
"Ma no, dai, fa caldo e c'è fila. La facciamo dopo."
"OK". Gravissimo errore!
Dopo una breve sosta in un paesello (Bagnaia) dove troviamo il mercatino che fa il giro dell'Elba (ogni giorno in una diversa località).
Il mare non è un granché, essendoci stato un forte vento il giorno precedente, ma la casa è davvero bellina, ci consoliamo.
È al termine di un vialetto pedonale in salita, lungo un centinaio di metri... cosa sono cento metri in salita? La prima volta, colla prima valigia, una bazzecola. La seconda produce un certo accaldamento. La terza, con il bustone delle cibarie, è alquanto faticosa.
La quarta, con la prima busta del mare, vorresti una funivia. La quinta sei prossimo al ricovero, ma nessun problema, ci sono sei posti letto tra cui scegliere per rendere l'anima a Dio. Scherzi a parte, l'appartamento è incantevole, non mi vergogni di fare pubblicità: è il trilocale "La Palma" degli appartamenti "La Sirena", a Nisporto. Bella la vista sulla cala, l'unico problema è che l'acqua non è delle migliori, tende ad intorpidirsi facilmente... poco male: fino all'ultimo giorno non avremo tempo di farci il bagno a Nisporto, saremo sempre in giro per l'isola come da nostra intenzione.

l'appartamento a Nisporto, la veranda
l'appartamento a Nisporto, uno dei tre ricavati da una vecchia villa,
con la veranda che, dall'altro lato, dà sul mare

Il pomeriggio si va anzitutto a fare benzina, sono quasi a secco... ma che problema c'è? Basta superare la montagna e c'è un bel distribitore a Rio Nell'Elba. Sali, sali, sali... scendi, scendi, scendi (scende anche la lancetta del serbatoio)... eccolo, che vi dicevo?!
La domenica ci spaventa? Ma no, c'è il self-service! Che... che... non funziona, è rotto! i10 mi guarda, e pensa: "bello scemo!".
Beh, ce ne sarà un altro... ma certo: ecco la mappa (aggiornatissima) appena presa in un baretto, mi dice che a Rio Marina il nostro problema si risolverà. E allora scendi, scendi, scendi dalla montagna... eccoci a girare per Rio Marina avanti e indietro, del distributore nemmeno l'ombra.
Mi arrendo e chiedo: "Scusi: c'è un distributore?"; "Sì" -fa quello- "Ma è a Cavo"; "Cavo???" (che scemo, non sa nemmeno del distributore nella sua città); mi rivolgo ad un altro: "Scusi, dov'è il distributore?"; "A Cavo!"
Ah, bene. Eccoci alla regola numero uno: le guide sull'Elba mentono, le mappe pure.
Dilemma: vado a Cavo rischiando un altro fallimento (e allungando la strada e quindi i litri necessari al ritorno), o torno subito e rimando a domani, che non è domenica?
Rischio, vado a Cavo, e faccio il pieno più pieno che abbia mai sperimentato. i10 mi guarda con sguardo consolatorio: "Stavolta t'è andata bene, la prossima ti lascio per strada!"

Si cena a Rio Nell'Elba.
Ci fermiamo nel locale scelto da mamma gatta. Il precedente è pieno, questo vuoto: ci serviranno in fretta, no?! La facciamo contenta.

un vialetto nella parte alta di Rio Nell'Elba
un vialetto nella parte alta di Rio Nell'Elba

C'è all'ingresso un tipo che ci guarda, in effetti potrebbe essere il titolare, il suo sguardo chiede: "Che per caso volete mangiare?"
Dopo cinque minuti di quello sguardo, il mio sguardo risponde: "No, guarda, pensavamo di essere al cinema!"
Alché il tipo sparisce. Torna subito chiedendo cosa vogliamo bere, poi sparisce di nuovo. Dopo il tempo necessario a raggiungere la sorgente dall'altra parte dell'isola e tornare, si ripresenta con la bottiglia e tre menu.
La scelta è poco convincente ma ci lanciamo: si parte con due pizze e una scaloppina ai porcini. Aspettiamo pochi minuti e... non accade nulla.
Aspettiamo un altro po' e non accade ancora nulla. Probabilmente sta arrivando dall'Himalaya il grano per la pizza, poi lo macineranno, lo impasteranno e lo faranno riposare per qualche ora. OK, esagero ma passano circa 45 minuti, il titolare spunta dal nulla, si dirige verso il nostro tavolo e noi lo guardiamo speranzosi. Macché. Prende l'ordinazione di un altro tavolo (poveretti...!) e poi si intrattiene piacevolmente con un passante. Altri cinque minuti e in effetti porta le pizze. Per carità, buonissime, ma anche piccoline. La contessa trova che la scaloppina sia troppo al sangue. In effetti una volta tagliata produce un fiotto di rossa sofferenza; a me piace la carne al sangue ma ella non è soddisfatta. Pazienza! -pensiamo noi altri: il posto lo ha scelto lei!

DAY 3


Il giorno successivo iniziamo a fare conoscenza con una specie tutta particolare che popola l'isola: i toscani. I toscani sono tendenzialmente cordiali, simpatici, e hanno una parlata allegra. Hanno un difetto: pensano che la strada sia, a seconda dei casi: un bivacco pubblico, un parco giochi, una struttura per il gioco d'azzardo (con la propria vita). Così, per uscire dal paesello di Nisporto, in pochi metri superiamo: un signore che in mezzo alla strada guarda un cancello, a lungo; un paio di ragazzini che la usano come pista per i tricicli; due comari che trasportano qualche vivanda e che chiacchieranno sulla linea centrale, che si spostano di circa mezzo centimetro per ogni parola, un toscano che prova a entrare e uscire dal cancello della villetta una decina di volte. Va detto che il cancello in questione è strategicamente posto in piena curva cieca.
Per fortuna parlavano in fretta e dopo un po' hanno sgombrato il campo, ciascuno coi suoi tempi.

Ci muoviamo quindi per raggiungere una nostra amica che si trova all'Elba anche lei.
Persona deliziosa che ha in comune con la Contessa del Calzino il lavoro; faccio presente per chi non sappia già cosa significa mettere due maestre l'una vicina all'altra.
È un po' come scatenare una reazione del tipo aceto+bicarbonato, solo che al posto delle bollicine che crescono in una massa agitata che riempie il recipiente e poi esce fuori da tutte le parti, si produce un'interminabile teoria di chiacchiere sulla scuola, che dura dalle tre alle sei ore (a seconda della riserva d'ossigeno a disposizione) e che in genere si conclude così -rivolto a noi: "Che noia, voialtri maschi, parlate sempre di lavoro!". Ovviamente, noialtri maschi nel mentre abbiamo fatto un paio di bagni, visto le spiaggette nei dintorni, fatto merenda, fatto qualche foto, spizzato tutte le ragazze sulla sabbia facendo finta di dare un'occhiata al paesaggio e di lavoro non abbiamo mai parlato.

Nuova spiaggia, quindi, dove scopriamo un'altra cosa pazzesca dell'Elba: un parcheggio a pagamento, l'unico e nemmeno piccolo, le cui macchinette accettano solamente monete. Niente banconote, niente carte! Così si forma una coda di turisti disperati che rovistano nel portafoglio, nella borsa, nelle mutande, che questuano dagli altri, già altrettanto disperati, qualche euro spiccio, che cercano per terra sassolini dalla forma tondeggiande che possa ingannare la macchinetta, per arrivare ai 6 euro della sosta giornaliera. Qualcuno piange, evidentemente ha già avuto a che fare con i ristoranti lenti e i distributori di benzina fantasma. A terra c'è uno scheletro, le ossa del braccio protese in avanti, qualche moneta impolverata tra l'indice e il medio.
Nessuno le raccoglie, la civiltà impone il rispetto ai caduti.
Regola numero due: parcheggiare all'Elba non è mai facile. Se sembra facile, c'è il trucco.

Trovate le monete, scendiamo alla spiaggetta di Barabarca (dopo, ovviamente, esserci accampati in quella sbagliata). Ci aspetta la collega (Gilda) pronta ad una lunga sessione estiva di consiglio dei docenti, e la giornata prosegue tranquilla, in compagnia del mare limpido e pulito, finché non ho la bella idea di scoprire perché la spiaggia porta quel nome.
Il marito di Gilda, con occhi da vecchio lupo di mare, mi guarda e spiega: "Qui, ai natanti, accadono incidenti. Brutti incidenti!"
"Babbalate!" -penso io- cosa mai può accadere in questa piccola caletta? Temiamo forse le maledizioni noi?
Dopo una sola oretta di felici bagni, ecco il sottoscritto rientrare quasi tutto intero, con l'eccezione di un braccio che penzola inutile da una parte: "Ho fatto un tuffo!..." -comunico con un sorriso da ebete soddisfatto- "...ed ho dimenticato di stare attento alla spalla [piagata da lussazione recidivante]".
Ora, come esegue un tuffo una persona affetta da lussazione recidivante? Semplice: si mette in posizione, si tuffa rigorosamente a candela, e soprattutto tiene il braccio disfunzionante saldamente fermo al corpo usando l'altro per bloccarlo, così da stroncare sul nascere ogni istintivo tentativo di trovare l'equilibrio in volo. Esattamente quello che ho sempre fatto. E così stavo facendo: mi posiziono per la candela, mi ripeto: bloccare il braccio, bloccare il braccio... Poi tiro la maschera in mare: "Giulia, riprendimela dal fondo, che mi dà fastidio." (Giulia è con me). Finalmente mi lancio, e in aria, sbattendo le braccia come un passero, mi domando: "sto dimenticando qualcosa???".

Proprio quello che ci voleva. Fortuna che il mare placa il dolore e ti lascia nuotare (ci sono voluti dieci minuti buoni) fino a riva. Tento la manovra un paio di volte. Il braccio non rientra. Gią, perché l'acqua fredda e il dolore fanno anche indurire i muscoli eppoi, diciamolo francamente, mi è venuta una volta per puro caso.
Chiedo se ci sia un dottore. Una donna molto imprudente, seduta accanto a noi, mi sorride: "Io sono un'infermiera..." -ma rinsavisce subito:- "ma non so fare la manovra".
Guardo i presenti, che mi fissano con aria compassionevole, immaginando un dolore immenso e si offrono di portarmi subito all'ospedale. "Non se ne parla, così ci passo la giornata... devo trovare qualcuno che voglia fare la manovra..."
Ed ecco che, come per magia, il cerchio si allarga, tutti fanno un passo indietro, prudenzialmente.
Ah, beata innocenza! Giulia, la più giovane, è rimasta al suo posto a fissarmi, ed io afferro l'occasione: "Giulia, bella di papà... la faccio fare a te!"

Mi sorprende che nessuno degli adulti presenti abbia opposto il veto. "Ma come, a lei?!" -poteva dire qualcuno!
Comunque, giacché nessuno ha fiatato, ho messo in posizione la fanciulla, fatto sistemare l'asciugamano sotto l'altra ascella alla Contessa del Calzino (no, non vi dò i dettagli e no, non ci provate), faccio dare lo strattone e... niente accade. Secondo strattone: "più forte!" ed ecco che... TRA-TRAC, l'osso torna al suo posto.

Il cerchio si stringe nuovamente, è tutto a posto (si fa per dire), tornerò dolorante ma intero, con la bella prospettiva di mantenere il braccio destro pressoché inattivo per due-tre giorni.
Comunque, quella di Barabarca è una bella spiaggetta.

La sera si cena tutti insieme a Capoliveri, in un ristorante dalle porzioni abnormi e i prezzi decisamente bassi. Probabilmente prima cucinano e poi utilizzano un misterioso raggio ingigantitore sui piatti.
Mentre divoriamo le portate pensate per lo sbarco dei Mille, una parte del tavolo (amico + piccola + Ubi) si parla di cibo, per restare in tema; dalla parte delle maestre si parla di (...rullo di tamburi...) scuola!!!

E per finire, un salto al concerto di Max Gazzè, che per caso si tiene nell'ameno paesino.

concerto, donne nella folla
due strambe turiste al concerto nel paese di Capoliveri

DAY 4


Giorno numero quattro, la fanciullina, ovvero la Rustichelli piccola che ormai tutto è fuorché piccola, sgrana gli occhi: "Di nuovo?"
"Di nuovo", significa: "Di nuovo parleranno ancora di scuola?"
Ebbene sì, oggi torniamo a trovare la simpatica collega e la risposta, per i non addetti ai lavori, è ancora: "Sì, parleranno ancora di scuola, e se andassimo al mare con loro tutti i giorni per un mese, avrebbero ancora da parlarne".

Ci fanno scoprire un'altra spiaggia, secondo me più bella della precedente, abbastanza isolata e seguita da altre due ancora più tranquille. E la tranquillità non è di serie, all'isola d'Elba. Non ne sono sicuro ma forse è la spiaggia della Fetovaia.
Qui ci godiamo un bel giretto in pedalò e andiamo a dare un'occhiata alle altre due cale di cui sopra. Ora, per fortuna che abbiamo stabilito che almeno una persona sarebbe dovuta rimanere sul natante, perché il pedalò aveva il bordo decisamente molto in alto rispetto all'acqua e, al momento di risalire, la Contessa ci ha messo un quanto d'ora mentre per me, col braccio destro "fermo", tornare su non è stata esattamente una passeggiata!
Prima cena a casa.
Pasta con salsa di funghi, biscotti salati con salsa di olive nere, non ricordo il secondo, ricordo solamente salsa, e ancora salsa, e ancora salsa... In tre parole, non finisce mai; la contessa ci dice sorridente: "Per domani faccio i panini, così finiamo la salsa!"

DAY 5


Il giorno successivo, visti gli infelici trascorsi, decidiamo di optare per un giro meno marino, destinazione Laghetto di Terranera, piccolo specchio d'acqua dolce costiero, verde e circondato da pietruzze nere tirate fuori dalla terra grazie al lavoro attorno ad una miniera abbandonata. Evitati i soliti toscani che hanno preso anche il vizio di tagliare la strada su una (un'altra, che bello!) curva cieca che dà sul precipizio (sempre meglio), arriviamo alla meta.

il laghetto di Terranera nell'Isola d'Elba
il laghetto di Terranera nell'Isola d'Elba

Pranzo al sacco, sotto i piccoli pini che crescono sulla terra rossa... aprendo i panini, troveremo un ottimo ripieno che tra le varie cose contiene... contiene... (rullo di tamburi): la salsa alle olive nere!!! E quella coi funghi. "Non vi preoccupate" -rassicura mamma gatta: "è finita!"
Dopo questa simpatica pausa, ci lanciamo in una passeggiata sopra al laghetto (dove ` vietatissimo andare, di conseguenza ci vanno tutti), la raccolta di qualche sassolino pił luccicante degli altri, ed infine un bel bagno.
Cosa potrà mai accadere???
Ecco che dopo pochi metri, la piccola che aveva tanto coraggiosamente riattaccato la spalla del padre, viene presa dal panico: le meduse l'hanno circondata e punta qua e lą. Ovviamente, il panico contagia la Contessa del Calzino che prima la getta nell'acqua sulfurea del laghetto (peggiorando la situazione? Boh!?), poi ci costringe a un tour de force alla ricerca di una farmacia aperta che possa venderci un prodotto miracoloso che faccia sparire le bolle, che intanto crescono, crescono... crescono!

Per consolarci, una bella cena a base di bistecca.
"Ah, e usiamo un po' di salsa alle olive. Così la finiamo!"
"Ma non era finita???"
"Ma certo, quella ai funghi però."
Guardo sconsolato nel vasetto, ce n'è ancora tanta, tanta, tanta... ed ecco che con la bistecca arrivano le fragranti bruschette con salsa di olive.

DAY 6


Visto che il mare non ci ha portato particolarmente fortuna, anche oggi cerchiamo una meta alternativa. Decido per il museo e le miniere di Rio Marina... ma anzitutto, faccio mente locale sulla posizione dei toscani. Evito il primo toscano, quello che sosta davanti al cancello vicino casa (forse lo pagano per tenere d'occhio la qualità dell'asfalto?), poi rallento per la curva cieca sullo strapiombo, bene, perché stavolta viene attraversata contromano da due bravi ragazzetti in motorino che hanno deciso di dare un'occhiata al panorama, proprio quando arrivo io.
Optiamo per un piccolo trekking: salire fino al Castello di Giove, un rudere nella foresta. La breve marcia, ci vuole davvero poco, è resa meno faticosa dalla frescura mantenuta dalle foglie verdi degli alberi.
da Castel di Giove
seduti sulle rovine di Castel di Giove

Poi però l'istinto ha il sopravvento e ci rechiamo a Cavo, perché è ancora presto per la vistia alla miniera a cielo aperto. A Cavo, ci rifocilliamo godendoci una bella vista sul mare.

pranzo con vista sull'isola dei Topi (all'isola d'Elba)
pranzo con vista sull'isola dei Topi

Facciamo un bel bagno; le picciotte rinunciano subito causa meduse; io decido di proseguire fino all'isolotto dei Topi, anche se sembra di passare un campo minato, tante ce ne sono.

vista dell'isola dei Topi, circondata dal mare azzurro dell'Elba
vista dell'isola dei Topi,
circondata dal mare azzurro dell'Elba

Sulla strada del ritorno, la petulante passeggera del sedile posteriore ha un'idea: "Guarda, papà, perché non andiamo lassù?". Faccio finta di non aver sentito, ma la tipa insiste: "Papà papà papà papà..."
Ed eccoci a salire, salire, salire, per raggiungere una rocca che promette di concedere una bella vista:

castello diroccato sul monte all'Isola d'Elba
castello diroccato sul monte all'Isola d'Elba

vista dal monte sull'Isola d'Elba
vista dal monte sull'Isola d'Elba

arrivati al castello diroccato sul monte all'Isola d'Elba
arrivati al castello!

A seguire, quindi, la visita al museo mineralogico di Rio Marina, dove ho potuto ammirare tutti i minerali che non sono mai riuscito a trovare (delusioni di bambino, sic), per poi salire sul trenino che porta su alle miniere a cielo aperto. Qui si può raccogliere quel che si vuole, in una piazzola con del materiale di riporto. Vengono fornite buste e piccozze, i minerali sono -ovviamente- ematite (lamellare, si sfalda con estrema facilità) e pirite.

Per la cena, volendo segretamente evitare un'altra spalmata di crema alle olive nere, decido di cercare un ristorante in loco; ne trovo uno che consiglio vivamente: si chiama L'Angolo e sono rimasto così soddisfatto che l'ho anche inserito sul sito di 2spaghi (clicca).

DAY 7


OK, le Ville Napoleoniche non potevamo perderle. In particolare, abbiamo visitato sia la villa a San Martino, in campagna, che quella "dei Mulini", a Portoferraio. La seconda è più interessante, anche se non ancora interamente restaurata; val bene la ricerca del parcheggio.

giardino nella Villa napoleonica dei Mulini a Portoferraio
giardino nella Villa napoleonica dei Mulini a Portoferraio,
in cui Napoleone sedava i suoi dispiaceri, poverino!

Nella prima, comunque, era in corso una mostra curiosa e intrigante sull'uso della propaganda da parte di Napoleone e dei suoi detrattori (le cui vignette si moltiplicarono a dismisura dopo la sconfitta del condottiero... il mondo non cambia mai, nevvero?).

Dopo la dovuta sosta rigeneratrice a base di panini con salsa di olive (finirà in serata, ci faremo il sugo), è quindi ora di recarci in una delle spiagge "TOP TEN", ovvero Sansone.
È di pietre bianche, ma soprattutto sin dalla riva si viene circondati dai pesci. Affascinante. L'acqua era estremamente limpida e pressochè priva di meduse. Allelujah!!!

la spiaggia di Sansone all'Elba
la spiaggia di Sansone all'Elba

DAY 8


Ultimo giorno, bisogna caricare... Ecco che verranno con noi: un numero imprecisato di zaini, buste, trolley, borse, e soprattutto: mega-busta di alimentari con: olio avanzato, aceto avanzato, biscotti, pasta (vi ricordano qualcosa?)... e potrei continuare. Rispetto all'andata, abbiamo anche circa 20(!) chili di pietre risorosamente inutili, tra minerali, sassi volgari e campioni geologici di proporzioni smisurate.
Mentre l'ignara figlia dorme, (dalla villa alla macchina e ritorno) scendo e salgo, scendo e salgo, scendo e salgo, porto quasi tutto fino ad avere due prosciutti al posto dei polpacci.
Segue Un bagno veloce sotto la villa, purtroppo anche oggi non è giornata migliore per il mare di Nisporto...

Giulia vede la macchina, si siede per terra e piange disperata: "Io lì non entro, io lì non entro!"
"Ma no, tesoro... vedrai che ti adatterai".
i10 mi guarda con disprezzo: mi ha creduto, ed ora mi odia. Tifa per lei e vorrebbe sostenerla ma intervengo per primo:
"OK, buttiamo le tue ematiti, starai più larga!"
Inutile dire che ha ceduto. Eccola, attaccata al suo finestrino, gli occhi ancora di fuori, percepisco un lamento che sembra venire da lontano: "Aria, aria..."

Comunque, prima di lasciare l'isola, ci concediamo un bagno anche alla Spiaggia del Fiammingo, poco frequentata. Se vi capitasse di andarci, prima di giudicarla fate il bagno... la sabbia luccica un po' ovunque, ma soprattutto sott'acqua, grazie alla presenza diffusa di scheggioline di ematite.
Insomma, ragazzi, l'Isola d'Elba è un bel posto, ma state attenti ai toscani sulla strada, alle meduse in mare, alle guide non aggiornate (a proposito, anche i ristoranti sulle guide spesso non esistono più o hanno cambiato nome), alle mappe...

A presto dal vostro Ubi!


P.S.: se qualcuno si chiedesse perché nelle foto si vede così bene il fondo del mare, bene: se possedete una reflex o comunque una macchina con la vite sull'obbiettivo per attaccare filtri, comprate un polarizzatore. Se possedete una reflex ma non sapete di cosa sto parlando, datevi all'ippica. Se non possedete una reflex, si può utilizzare lo stesso ma non comodamente. E no, lo stesso effetto non lo si può ottenere modificando le immagini sul computer.


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