Appunti di viaggio: Berlino



Dare un giudizio su Berlino mi risulta impossibile... Ci penserò a lungo, girando intorno alle stesse idee senza mai fissarle: una perfetta metafora del viaggio come lo abbiamo condotto.
La parte più interessante della città, al momento, è tutta un cantiere, specialmente lungo il tracciato del muro, che ha lasciato un vuoto prolungato nel tessuto urbano; ovunque, gli edifici vecchi e i nuovi si alternano, si mischiano in un'accozzaglia senza capo né coda. Molti edifici sono in stato pietoso, soprattutto nella zona est e in prossimità dei binari della metro... ma la cosa che resta difficile da digerire è comunque la vicinanza del vecchio e del nuovo.
Quest'ultimo è spesso straordinario, e Berlino è sicuramente una vera mecca per gli amanti dell'architettura: per questa categoria, non è pensabile di trascurare una visita al Parlamento (sconsigliato a chi soffre di vertigini, dato che molti corridoi sopraelevati hanno i lati in cristallo che danno su cadute di dieci metri e più) e in Potsdam Platz, dove vari colossi come Sony hanno costruito autentici capolavori, affiancati ai già interessantissimi musei del Kultur Forum.

Tutto ciò che si vede in città testimonia la volontà dei tedeschi di mostrare la propria ricchezza: il numero delle statue e delle fontane, la loro imponenza, l'invadenza dei monumenti non lascia dubbi. Da questo punto di vista, la Berlino a est del muro e a sud di Alexander Platz è decisamente più armoniosa, raccogliendo in poche centinaia di metri un gruppo di belle chiese e di fontane, di palazzi ottocenteschi(?) e la Raut Haus. Viceversa, nella parte ovest si riscontra una buona amalgana solo laddove c'è un tutto moderno, come per la già citata Potsdam Platz. Perfino il parco centrale di Berlino, il Tiergarten, è stato massacrato dal bisogno di costruire e rendere permanente la presenza dell'uomo: i viali percorribili con le auto e a piedi sono così tanti e bene intrecciati da non dare mai al visitatore l'impressione di essere in un'oasi verde. Per sentirsi un po' in pace con il mondo bisogna andare a Potsdam, cittadina ormai inglobata dalla periferia della capitale ma decisamente verde e tranquilla. E bisogna andarci comunque, perché il pezzo forte di una visita a Berlino è la residenza esiva di Federico II, immersa nel verde del parco di Potsdam. Un consiglio a riguardo: gli interni sono poveri e privi di oggetti di assoluto valore, il personale rude e incapace di pronunciare una parola in inglese. Le visite sono in tedesco, a meno di ricorrere ai tour gestiti dai privati. Davvero non vale la pena di pagare il biglietto. Come pure vale poco la pena di entrare in altri posti nei quali le scritte sono solamente in tedesco e le sale praticamente vuote: la densità di opere è a volte scarsissima.

L'altra vera chicca del viaggio è il museo di Pergamo. Qui, i tedeschi si sono perfino ricordati del fatto che esistono svariate altre lingue oltre alla propria: le cornette con le spiegazioni sono distribuite senza costi aggiuntivi all'ingresso; i testi sono interessanti e a volte affascinanti. Probabilmente il museo più bello e particolare in cui mi sia mai imbattuto, varrebe la pena di salire sull'aereo solo per quello. Con buona parte dei pezzi originali, vi troverete ricostruita la porta di Ishtar (solo il nome mi fa rabbrividire) e vari monumenti dell'Asia Minore, coprendo le aree di Troia, Smirne, Babilonia, ecc... Se avete un'anima, il museo di Pergamo ve la farà ballare.

Ancora consigli sparsi: con il senno di poi, non ho dubbi sul fatto che il mezzo ideale per girare Berlino sia la bicicletta; non è la prima volta che giungo a questa conclusione... sto per darmi al cicloturismo. Tanto più che nella maggior parte degli stati moderni è ormai possibile entrare in metro e in treno con il mezzo a due ruote. Comunque, se non siete dotati di pedalabile, comprate il biglietto che vi dà 72 ore di movimento illimitato per metro e bus e non pensateci più: le 18 linee ferrate della capitale vi faranno arrivare ovunque serva. Dall'aeroporto, passando per il centro e fino al nostro albergo che è un po' più in là, ci abbiamo messo tre quarti d'ora, non male.
Quanto al mangiare, nella maggior parte dei locali il prezzo dei piatti sembra inizialmente alto, ma le porzioni sono spesso esagerate: da questo punto di vista, Berlino non è affatto cara. Una kneipe condotta da un proprietario simpaticissimo, dove ci si può abbuffare con poco (noi, con venti marchi a testa, siamo morti) è Rosalinde (Knesebeckstrasse 16, U-Bahn Ernst-Reuter Platz). Ah, fondamentale: esistono vari negozi dedicati solo al tè, nonché ad un'altra sedicente bevanda, il caffè, tuttora assaporata dagli infedeli. I mercatini non sono interessanti come speravo (cercavo una macchina fotografica 6x6, russa o polacca, o della ex DDR...) e buona parte del materiale esposto come "particolare" è spesso recentissimo e di pessima fattura, come i binocoli in plastica che sfoggiano una stella rossa ma provengono dai paesi asiatici. C'è una certa abbondanza di porcellane bavaresi e di puffi usciti dai prodotti Kinder; il resto può essere acquistato a Porta Portese per somme equivalenti o inferiori.

Forse ho trovato due definizioni per il malessere di Berlino: è "incompiuta", nel senso che non riesce mai a darti una sensazione precisa ed appagante, e "affrettata", sia nella smania di costruire edifici sempre più appariscenti, sia nella gente, che sembra non avere molta voglia di aiutarti perché presa dal suo daffare, sia nei locali, asettici da far pensare che per pulire bene e in fretta non li si voglia riempire di oggetti e tessuti inutili, che però potrebbero dar loro maggior calore. Di bello ha la vitalità, diurna e serale e... l'aspetto dei dolci.

Scusatemi la brevità, ma i viaggi bisogna farseli, non farseli raccontare. Eppoi siete brutti e antipatici.



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