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Nerone

La figura di Nerone è una delle più controverse nella storia di Roma: sebbene nessuna tradizione riporti di lui una visione positiva, l'imperatore della dinastia giulio-claudia sembra essere stato fortemente benvoluto dai cittadini.

Nerone


Volendo allinearsi al giudizio più comune che lo riguarda, si osserva che Nerone è probabilmente più conosciuto per la sua vita privata, che è stata considerata immorale nel giudizio di molte culture: il suo regno fu costellato da numerosi omicidi e comportamenti immorali di tutte le figure coinvolte.
Il primo scandalo coincide con il suo primo matrimonio, considerato incestuoso, con la sorellastra Ottavia, figlia di Claudio; Nerone divorziò da lei quando si innamorò di Poppea. Questa, che era descritta come una donna notevolmente bella e più tardi sposò Nerone, fu contemporaneamente coinvolta in una storia d'amore con Marco Salvio Otone, grande ed intimo amico di Nerone stesso; Otone fu dissoluto come Nerone. Poppea è sospettata di aver organizzato l'omicidio di Agrippina (nel 59) con l'acquiescenza di Nerone.
Il Grande incendio di Roma del 64 è tradizionalmente considerato opera di Nerone, ma non esiste una obiettiva evidenza di questo. La leggenda narra che Nerone, indifferente, rimanesse a suonare la sua lira sul colle del Quirinale, mentre la città veniva distrutta. Del disastro Nerone incolpò i cristiani.
Altro scandalo che minava la credibilità dell'imperatore e dell'istituzione in generale, fu il suo dare spettacolo come (pare pessimo) suonatore di lira e cantante. Un'attività davvero indegna di un uomo al quel viene attribuita la qualità di "deità"...
Inoltre, Nerone, evidentemente figura degna dell'ambiente nel quale si muoveva, appariva davvero volubile e vedeva insidie ovunque: fu capace, per esempio, di ordinare in base ad un semplice sospetto il suicidio di Gneo Domizio Corbulo, popolare e valoroso generale.

Ma se volessimo considerare davvero la figura di Nerone in toto, dovremmo tenere conto anche delle notevoli prese di posizione che caratterizzarono il suo regno: egli, infatti, emanò una serie di leggi volte a ridurre i privilegi di molte categorie; per esempio, in ambito legale: cercò di limitare i compensi agli avvocati, impose un giorno di riflessione per dare tempo ai giudici di emettere una sentenza ponderata e di scriverne le motivazioni (in precedenza, la prasi voleva che si chiudesse il processe nello stesso giorno del dibattimento), ridusse i compensi per i delatori.
Alcuni provvedimenti, peraltro, appaiono di incredibile modernità: proibì a tutti i governatori delle province di allestire spettacoli con gladiatori e bestie feroci (la ragione sembra essere legata alle eccessive spese a carico dei contribuenti), vietò ai non residenti in Egitto di possedervi delle terre per impedire ai romani ricchi di costituirvi dei latifondi e tentò di ripopolare l'Italia meridionale con la costituzione di nuove colonie di veterani... i quali, in gran parte, si limitarono a rivendere i lotti. Con Nerone, le norme per l'esazione delle tasse, fino ad allora segrete, dovevano essere rese pubbliche e le tasse non potevano essere richieste dopo un anno, inoltre tutte le soprattasse inventate dagli appaltatori dovevano essere abolite.
E, ancora in ambito giudiziario, abolì le procedure segrete e discrezionali (intra cubiculum principis) durante i procedimenti giudiziari.
In ogni caso, non è difficile immaginare quanto Nerone fosse inviso ai più abbienti e per questo la sua posizione era quanto mai pericolosa; per fare ancora degli esempi: nel 57, tolse il controllo dell'amministrazione della tesoreria (aerarium Saturni) al Senato e costituì praefecti aerarii Saturni di nomina imperiale (senatori di rango pretorio) e il Senato perse il potere di coniare monete. E, ancora, nel 58, presentò un progetto di riforma fiscale: l'abolizione delle tasse indirette chiamate portoria, che si pagavano principalmente nei porti. Si trattava di eliminare i dazi di entrata e uscita delle merci che passavano da una provincia all'altra dell'impero. Nerone voleva la libera circolazione delle merci e prevedeva che la diminuzione delle entrate dell'erario sarebbe stata compensata dall'aumento del volume delle tasse di compravendita e da un moderato aumento delle tasse dirette.
L'abolizione dei dazi avrebbe presubilmente danneggiato i grandi proprietari terrieri italiani, ossia i senatori, che si sarebbero trovati a fronteggiare una maggiore concorrenza dei produttori provinciali e gli appaltatori delle tasse, ossia i cavalieri, che avrebbero visto scomparire una delle fonti principali del loro reddito.
Ne sarebbe stato avvantaggiato, al contrario, tutto il resto della popolazione che avrebbe goduto della diminuzione del costo della vita. Il Senato, controllato dai ricchi proprietari agrari, impedì a Nerone di procedere con la sua riforma.
Un'altra chicca: tra il 54 e il 61 fece processare dodici governatori delle province per malversazione. Sei furono condannati. Di questi tre erano stati nominati da Nerone stesso.
Nonostante tutto questo, Nerone è l'imperatore romano più vilipeso dagli storici del suo tempo, il che la dice lunga più che altro sull'orientamento di questi ultimi, comunque legati alle classi sociali più elevate.
Contraria a Nerone fu la tradizione giudaica: Nerone difese in tutto l'impero, la libertà di religione e la convivenza tra etnie e popoli diversi ma i Giudei, forti nella propria terra, non condivisero questo ideale.
Feroce contro a Nerone è anche tutta la tradizione cristiana che vide in lui il primo persecutore dei seguaci di Gesù. Non esiste in realtà alcun editto di Nerone contro la religione cristiana, sebbene Nerone condannò a morte un gruppo di incendiari o di supposti tali di religione cristiana in circostanze assai poco chiare, facendo cadere comuqnue la colpa sulla comunità religiosa.

Nerone, ovvero Lucio Domizio Enobarbo nacque ad Anzio il 15 dicembre del 37; figlio di Agrippina (figlia di Agrippina Maggiore, figlia di Giulia, figlia di Augusto, nipote di Giulio Cesare nonché sorella dell'imperatore Caligola) e suo padre, Gneo Domizio Enobarbo, che era stato console nel 38, morì nel 40.
Lucio Domizio studiò con il filosofo greco-egiziano Cheremone di Alessandria, il filosofo peripatetico Alessandro di Ege e l'astronomo Trasillo, che era stato l'astrologo di Tiberio. Dal 49 ebbe come precettore il filosofo di origine iberica Lucio Anneo Seneca.
Si noti che nel 58 Suillius, che era stato console nel 50, si chiese "con quale saggezza morale, con quali precetti filosofici Seneca aveva accumulato in quattro anni trecento milioni di sesterzi". Suillio fu esiliato alle Baleari. Seneca tentò anche di processare il figlio di Sullio, ma Nerone si oppose.
Nel 49 Agrippina sposò suo zio, l'imperatore Claudio e il 25 febbraio del 50 Lucio Domizio venne adottato da Claudio, prendendo il nome di Nero Claudius Drusus Germanicus; nel 53, sposò Ottavia, la figlia di Claudio (lei aveva dodici anni).
Il 12 ottobre del 54 Claudio morì, probabilmente avvelenato da Agrippina: a 16 anni, Nerone divenne imperatore con il nome di Nero Claudius Caesar Augustus Germanicus.
L'anno successivo, il quattordicenne Britannico (41-55), figlio di Claudio e di Messalina Valeria, morì durante un pranzo; si diceva che fosse stato colpito da un attacco di epilessia ma rimane il sospetto che venne avvelenato da Agrippina, la quale temeva le rivendicazioni al trono del ragazzo... ipotizzato è anche il coinvolgimento Sesto Afranio Burro, buon amico di Seneca. De facto, Burro e Seneca insieme divennero gli uomini più influenti di Roma, e qualcuno sostiene che Nerone fosse solo un loro uomo di paglia.
Di Nerone ci sarebbe ancora molto da dire, ci limiteremo qui a citare alcuni avvenimenti che hanno segnato l'immagine che abbiamo di lui, tralasciando le importanti azioni militari e legislative nei confronti delle province, che pure ebbero particolare rilevanza...
Per quanto riguarda il famoso incendio, che fu di davvero di grandi proporzioni, esso si scatenò nella notte del 19 luglio del 64 a partire dalla zona del Circo Massimo per raggiungere il Palatino, la Suburra, il Viminale, Porta Capena, il Celio, le Carine, gli Orti luculliani e sallustiani, il Campo Marzio, la zona flaminia.
Nerone accorse a Roma per organizzare i soccorsi e avviò la ricostruzione secondo un nuovo piano regolatore della città, che prevedeva il distanziamento delle case, da costruire in mattoni e fronteggiate da portici su strade larghe; venne costruito il complesso conosciuto come Domus Aurea: un palazzo imperiale presso Colle Oppio e un insieme di giardini, laghetti e statue nella valle tra l'Esquilino e il Palatino (dove l'imperatore Tito farà costruire il Colosseo). Per trovare i fondi necessari alla ricostruzione venne imposto un tributo straordinario a tutte le province.

Nel 65 venne scoperta una congiura di senatori e cavalieri appoggiati da ufficiali della guardia pretoriana per uccidere Nerone ed eleggere imperatore il senatore Gaio Calpurnio Pisone: dei 41 partecipanti alla congiura, diciotto morirono e gli altri vennero esiliati o perdonati; Pisone e Seneca (che forse non partecipò alla congiura ma ne era solamente al corrente) si suicidarono; il prefetto Fenio Rufo venne ucciso. Presero parte alla congiura anche il poeta Anneo Lucano e Petronio Arbitro.
Nel 65 Poppea Sabina morì probabilmente per una malattia durante la gravidanza e Nerone si sposò con Statilia Messalina. Si suppone anche, però, che fu un calcio al ventre dello stesso Nerone ad uccidere Poppea.

Nel 66 venne scoperta la congiura di Annio Viniciano, genero del generale Gneo Domizio Corbulone. Questi rifiutò di presentarsi davanti all'imperatore per discolparsi; si suicidò nel 67.
Nel 68 Giulio Vindice, un gallo romanizzato di 34 anni, legato imperiale a Lione, si ribellò contro la politica fiscale di Nerone. La rivolta si estese a tutta la Gallia e alle altre province occidentali; insorsero il governatore della Spagna Citeriore, Servio Sulpicio Galba (appartenente alla ricchissima aristocrazia senatoria) e il legato della Lusitania, Salvio Otone, antico amico di Nerone.
Nerone assunse il consolato per avere i poteri necessari per reagire: il legato della Germania superiore, il milanese Lucio Virginio Rufo (14-97), e il legato della Germania inferiore, Fonteio Capitone, si schierarono con Nerone; i governatori della Pannonia e della Dalmazia presero pubblicamente posizione a favore di Nerone; tutte le province orientali rimasero fedeli all'imperatore.
Alla fine di maggio a Vesantio (Besançon) le truppe di Virginio Rufo sconfissero quelle di Vindice che si suicidò mentre Sulpicio Galba, con la sua unica legione, si era rinchiuso nella città di Clunia.

Nerone aveva il controllo della situazione ma i suoi nemici a Roma erano più agguerriti che mai: il prefetto della città Tigellino, con la scusa che era malato, si allontanò da Roma e il prefetto del pretorio Ninfidio Sabino convinse Nerone che tutti lo avevano abbandonato, gli fece laciare la Domus Aurea e trasferire agli Orti Servilliani.
Annunciò quindi la fuga di Nerone (la notizia era falsa, ma fece allontanare da Roma i sostenitori dell'imperatore) e, infine promise un donativo notevole ad ogni pretoriano e ad ogni legionario.
Il Senato ebbe modo di dichiare Nerone nemico pubblico: chiunque lo avrebbe potuto uccidere...

La mattina del 9 giugno del 68, Nerone scoprì che i pretoriani non presidiavano il palazzo, Messalina era scomparsa. Si rifugiò in campagna nella casa di Faone, uno dei suoi liberti, accompagnato da pochi fedeli; poco tempo dopo, si suicidò prima di essere catturato dai pretoriani.

La morte di Nerone lasciò il popolo romano in balia della aristocrazia fondiaria, dei ricchi finanzieri e dei militari; molti sperarono che Nerone non fosse morto e fosse fuggito lontano da Roma e nacquero leggende sul suo possibile ritorno.


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