Giugno 2004: viaggio in Grecia!

Partiamo in una calda ma non torrida mattina di giugno: il 18 giugno 2004; la scelta del periodo è d'obbligo, per evitare l'affollamento vacanziero che tormenta tutte le coste del Mediterraneo a partire da luglio.
In effetti, l'idea è stata più che buona: niente code ai caselli autostradali, niente code al traghetto, niente ricerche affannose di una sistemazione.

La nostra BB (una FIAT Cinquecento -non la vecchia e gloriosa "500" ma è pur sempre la nostra cara BB), se la cava egregiamente, nel lungo tragitto da Roma a Brindisi. Qui ci attende la nave OURANOS, dagli interni scintillanti e pulitissimi, e una cabina con 4 letti, bagnetto e doccia. Roba da capogiro (e costa la metà rispetto ad un altro paio di offerte che ci hanno fatto...)! All'andata è d'obbligo, visto che ci passeremo la notte. Al ritorno sarebbe del tutto superflua, ma provateci voi a spiegarlo al Gatto...

Una breve sosta a "S. Vito", una delle tante minuscole località tra Bari e Brindisi, ci corrobora anima e corpo: un'acqua cristallina e una bella torre in pietra chiara fanno da cornice al bagno.
Poi, arrivati con ragionevole anticipo al porto, ci concediamo una passeggiata tra i moli (non quelli brutti per i traghetti ma quelli verso il centro) e il duomo, situato in una notevole piazzetta, e i negozi di un corso, che raggiunge anch'essa il lungomare.

Brindisi-Igoumenitsa, dunque, dove tiriamo dritti con BB fino a Preveza e poi Lefkada, una adorabile penisoletta nota in Italia anche come "Leucade" o "Santa Maura". In realtà, qui tutti ci trattano come se sapessimo ogni cosa a riguardo; probabilmente perché la maggior parte di questi luoghi sono stati nelle mani dei Veneziani ai tempi della Serenissima e -presumo- in Veneto usano questi nomi.
-Ah, voi dite "Santa Maura"- e io continuo a non capir a cosa si riferiscano fino al terzo-quarto giorno di viaggio.
Attenzione: per raggiungerla esiste un breve tunnel che passa sotto il mare e che fa risparmiare parecchi chilometri (un mappa renderà tutto chiaro): seguite le indicazioni per la galleria artificiale.


Vista sul mare della spiaggia di Gialos (Lefkada o Leucade)


Lefkada è un luogo incantevole, dai paesaggi intatti e di gente cordiale.
Se, come me, sarete costretti dagli incomprensibili cambiamenti di programmi di un Gatto nevrastenico ad organizzarvi negli ultimi tre giorni, ricordate che c'è sempre questa soluzione greca: macchina fino a Brindisi e alla ventura a Lefkada.

Ma prima di arrivare alla penisola, tra il ronfare dei passeggeri di BB, ho la prima visione illuminante: scopro quant'è bello l'interno dell'Epiro passando per le sue colline che, all'alba, sbucano dal bianco mare della nebbia, come nelle tradizionali stampe cinesi.
Superate le prime salite e discese, ci imbattiamo in un enorme acquitrino del quale si vedono solo i tratti liberi dal fumo lattiginoso.
E si odono migliaia di rane gracidare: siamo appena fuori Igoumenitsa.
L'alba è una cosa meravigliosa in questo luogo -come mi confermerà un altro viaggiatore incontrato per caso.

Eccoci dunque a Lefkada, per la prima superba tappa: Agios Nikitas.
Il mare è bellino ma strepitoso è il paesello: di casette perfettamente racchiuse nella frattura che arriva al mare, per nulla brutta anzi ottimamente incastonate nel paesaggio. La sera le taverne si illuminano allegramente ed è tutto un risuonare di posate nei piatte.
Questa tappa non va persa. Ubi suggerisce: due notti qui, e la vita vi sembrerà più bella.
Mi raccomando però, scegliete la bassa stagione... significa arrivare senza aver prenotato nulla e avere l'imbarazzo della scelta.
Noi ci siamo fermati alla pensione Agatha. Quasi il primo cancello che si incontra sulla destra, venendo da nord.

Da qui in poi, sarà un lauto e beato pasteggiare: con 8 euro a testa, in realtà un po' di meno, si mangia ancora bene da queste parti.
Per bene intendo che le porzioni sono generose e la qualità del cibo superlativa: è tutto freschissimo: pesce, carne e verdura.
Provare per credere.
Da non perdere: pesce spada alla piastra, spiedini (soulaki), una cosa che pronunciano "pastizio" e che assomiglia vagamente alle lasagne o meglio al timballo e, soprattutto, la moussaka.
Infine, racomandiamo anche la classica insalata greca con la feta e lo tzatziki (l'ortografia potrebbe essere piuttosto confusa, pardon!).

Da Agios Nikitas procediamo verso una delle località maggiori,con l'idea di salire su un traghetto per Giacinto (Zante: quella del poeta), ma ci dicono che non è strepitosa e rinunciamo.
Per l'esattezza, ce lo dice una tizia in una agenzia di viaggi sulla base delle voci raccolte da altre turisti. Bah.
In ogni caso, siamo a Vassiliki e ci fermiamo in campeggio, il primo nella vita di Giulia.
Il campeggio vale proprio poco e costa troppo: la maggior parte delle docce non funziona, non c'è carta igienica, il terreno non è tenuto sufficientemente bene e si paga un sproposito anche la presa
di corrente. Doppio bah.
Il mare non è granché, anzi è scadente anche quello, ma è particolarmente apprezzato dai numerosi surfisti.
Insomma, Vassiliki non passa il test di qualità ma c'è da dire che il porto è molto carino e i ristoranti sull'acqua danno anche qui grande spettacolo. La passeggiata per negozi ci piace; qualcuno ha robetta davvero bella, parlo di ceramiche particolari
che comprerei se sapessi dove metterla. Quasi me ne pento perché di meglio, a livello di artigianto, non troverò per il resto del viaggio.

In ogni caso, archiviamo Vassiliki con un otto.
Capitando in un giorno in cui la barchetta non parte, non possiamo fare il tour per Itaca e Giacinto ma tenete presente che la cosa può essere interessante: l'imbarcazione vi trascina per un paio di belle spiagge e porticcioli; il pranzo è incluso.
Studio con attenzione le cartoline per capire quali siano le più belle spiagge di Lefkada e partiamo il giorno successivo, di buon ora.

Andiamo a Gialos la mattina e, dopo un pranzetto niente male ad Athani, a Porto Katsiki il pomeriggio... Ragazzi!
Non saprei dire quale delle due spiagge sia la più bella. La vista dall'alto su Porto Katsiki è imperdibile, ma anche i chilometri deserti di spiaggia bianca sul mare celeste di Gialos (nota: dopo il viaggio del 2010, ritengo che la località in oggetto fosse Egremni e non Gialos, quest'ultima leggermente inferiore) sono superbi.
Qui faccio la prima nuotata seria della stagione... e che nuotata: nel colore del cielo me ne vo' e nessuno mi disturba né disturba i gabbiani, unici abitanti dell'ultimo chilometro.

Vista sul mare della spiaggia di Gialos (o Egremni?) in Lefkada ovvero Leucade
Vista sul mare della spiaggia di Gialos (o Egremni?)


A Porto Katsiki, invece, una parete verticale bianca chiude la spiaggia e ci si scotta come niente: la pietra e la sabbia a terra sono altrettanto chiare, mettendoci anche il riflesso alle spalle basta mezz'ora per vedere la differenza sulla pelle.

In entrambi i casi, l'acqua è buffa vicino la riva in quanto la roccia bianca e morbida del luogo si sperde in essa, dandole un colore lattiginoso che fa pensare al talco. A pochi metri dalla battigia, invece, si ha subito la trasparenza del cristallo.


L'incomparabile spiaggetta di Porto Katsiki a Lefkada


Con l'intenzione di lasciare Lefkada arriviamo alla città principale, che porta lo stesso nome. Cittadina niente male da un particolare punto di vista: i fornai.
Niente a che vedere con le scadenti pasticcerie di Roma: quando gli ingredienti sono di un altro livello, non c'è artificio che tenga...
Dormiamo appena fuori la città, in un luogo un po' troppo guastato da velleità turistiche; fanno anche finta di non avere stanze per una sola notte, bisognerebbe passarne lì almeno tre.
Comunque, a tarda notte ce la facciamo e la mattina successiva gustiamo un bagnetto niente male proprio di fronte agli appartamenti: la spiaggia è poco praticabile come non facilissimo è l'ingresso in acqua, ma il fondale è limpido, vario e ci sono tanti bei pesciotti.
Il luogo si chiama, per l'esattezza, Mili, tra Agia Marina e Agios Ioannis.
Passiamo parte della mattina tra negozietti invitanti per poi lasciare la città e l'isola di Lefkada: di nuovo attraverso Preveza, puntiamo su Corfù.

Lungo la costa continentale, tuttavia, la stanchezza dei passeggeri impone una sosta.
Diverse piccole località ci invitano allo stesso modo, scegliamo a caso tal "Riza" (beach), con campeggio direttamente affacciato sul mare e annesso ristorante.
Qui passiamo due notti: la struttura è di ben altra accoglienza rispetto alla precedente. D'altro canto, chiediamo poco più che un luogo pulito e servizi funzionanti!
Da ricordare una cena con un superbo tramonto lungo la strada verso nord, sulla quale si affaccia un'anonima taverna che gode tuttavia di questa notevole vista.
Da ricordare, anche, l'impressionante quantità di grilli che villeggiano in quest'area, allegri e smeraldini, che lasciano dappertutto i residui della loro muta stagionale.

Passiamo all'isola di Corfù -il passaggio in traghetto è assai economico e richiede circa un'ora-, blasonata meta turistica della quale la (vecchia) guida Michelin canta il clima mite e le colline ricoperte dai cipressi e altri alberi mediterranei, da nessun punto di vista, neanche quello della vegetazione, ci sembra poter competere con Lefkada, soprattutto perché già abbondantemente aggredita da costruzioni e strutture pensate per gli esodi massicci.

Comunque, dopo il massacrante attraversamento di una montagna che richiede un tempo infinito sotto il sole cocente (sulla mappa sembrava una scorciatoia), raggiungiamo il lato dell'isola che si affaccia verso l'Italia, rimanendo comunque nella zona nord che dovrebbe essere la più bella.
Dopo una certa, inaspettata difficoltà a trovare alloggio -anche qui ci fanno mille storie perché vogliamo stare una sola notte-, raggiungiamo Agios Stefanos (molto vicino a Roda) e troviamo una meravigliosa coppia di anziani che ci offre un appartamento. Staremo due notti e ce ne andremo tra baci e abbracci.

C'è un parco acquatico vicino, perfetto per i bimbi, con qualche scivolone e, per i fan di queste attrazioni, uno scivolo che finisce dentro una buffa coppa, nella quale si continua a girare tipo pallina nella roulette.
E' la prima volta che mi capita. Andando cento metri verso Acharavi e girando a sinistra, si raggiunge
una spiaggetta di sabbia e il fondale è proprio niente male. Ancora nuotate e un po' di "snorkeling" (ormai va di moda dire così).
Ottima l'idea di cenare dalle parti di Agios Spiridonas.

La prossima tappa è Paleokastritza, prima della quale passiamo per la fortezza di Agelokastro. Dalle sue mura si gode una vista magnifica; la rocca è peraltro molto isolata e i turisti si contano sulla punta delle dita; la vegetazione in quest'area è intatta e in tutta la zona si coltiva l'olivo e si produce il miele, venduto per strada dagli anziani assieme al vino e all'olio locali.
A detta del cartello, e ci credo, dagli spalti si controllava il transito per tutto quel tratto di Adriatico.
Rimpiango di non aver visitato anche Krini, ma le compagne di viaggio sono troppo stanche.
In ogni caso, sulla strada per la rocca si incontra un villaggetto che non ho capito se si chiami anch'esso Agelokastro, nella cui piazzetta principale, tonda e molto ben tenuta c'è un bar che serve anche qualche piatto (poco) consistente e sul quale c'è scritto "museo".
Nella saletta superiore, una accogliente saletta in legno ospita vari cimeli e vi si può mangiare benino anche se la scelta è limitata e il cibo riscaldato sul momento.
Imperdibile...

Paeleokastritza è decisamente molto, molto bella, ma a minare la sua originaria meraviglia è l'aggressione alberghiera con il turismo di massa che non poteva ignorare una simile perla.
Le descrizioni puntuali sono forse da lasciare alle cartoline, in ogni caso immaginare come poteva essere questo luogo trent'anni addietro fa piangere il cuore.
Non che ora sia brutta, per carità, ma...


Vista sul mare a Paleokastritsa, isola di Corfù


Una cosa particolare del luogo è che vi sono molte piscine ad ingresso gratuito, spesso a picco sul mare, con annesso bar/ristorante. Potete stendervi sulle sdraio a bordovasca e nessuno vi chiederà alcunché.
Ovviamente, i proprietari si aspettano che prendiate qualcosa al bar ma davvero non riceverete alcun tipo di occhiataccia o sarete sottoposti a un malcelato controllo.
Anzi, invito senza dubbio a fare un salto al bar "Acapoulko" e pranzarvi.
Per dovere di cronaca, una scaletta conduce fino al mare.
Le pupattole vorranno perdere tempo sguazzando in piscina, ma la nuotata che vi attende "già" nel regno di Nettuno è un'altra cosa.
Passiamo a Paleokastritza due notti. Da non dimenticare una cena tra gli olivi in un posticino, appena fuori l'abitato, di nome "Quartano Liotrivi", dove ho gustato la miglior moussaka del viaggio.


Monastero di Paleokastritsa


Raggiungiamo, infine, la città di Corfù, paradiso per turisti in vena di shopping ma anche per chi (il sottoscritto) ama le vecchie città un poco cadenti.
L'abitato è in classico stile veneziano, con tanti vicoli ma anche piazzali ampi, necessari a suo tempo per i movimenti delle truppe. In particolare, la zona attorno all'Esplanade è tutta degna di nota.
Alloggiamo in un colorato, caratteristico ma alquanto lercio appartamentino che dà sul mare proprio in quest'area.
L'ultima cena è al San Giacomo, ristorante dall'aspetto chic con tanti tavoli all'aperto. Ottimo servizio, buona cucina... migliorabile ma buona.
In ogni caso, degno finale per una splendida vacanza!


Città di Corfù, centro principale nell'omonima isola


vostrissimo Ubi



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