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Dei lidi d'Oriente e di altri accadimenti

Settembre, Ottobre e Novembre 2002

Carissime e carissimi, eccoci all'appuntamento più attentamente evitato dagli internauti: la gazzetta di Ubi! Se siete qui, quasi certamente è perché avete ricevuto una minacciosa e-mail, nella quale si presagisce la rottura di una lunga amicizia nel caso in cui non siate accorsi a leggere le novità. Mi è stato chiesto di vedere qualcosa di relativo alla Thailandia: foto, ecc... Ebbene, magnanimamente vi concedo un resoconto à-la-Ubi, quanto di meglio possa fare. Sigh.

Ho inoltre aggiunto nel sito un articolo che era destinato ai quotidiani ma che non è piaciuto all'agenzia che mi ha permesso di pubblicare in passato. In realtà, percepisco chiaramente da parte di chi non è del settore informatico un disinteresse generale per il mondo dell'informatica e delle sue regolamentazioni, anche quando toccano da vicino tutti i cittadini.
Lasciate che vi dica chiaramente come la penso: negli Stati Uniti, complici i fissati del controllo sul cittadino, i militaristi e le grandi aziende, si sta assistendo all'emanazione di leggi che potranno avere conseguenze orribili sul futuro dell'umanità. Sarà pure che esagero, ma lo faccio sulla base delle mie conoscenze su quanto davvero possa fare l'informatica oggi. Se avrò tempo, scriverò qualcosa riguardo i provvedimenti che stanno minando sistematicamente e oltremisura le libertà personali dei singoli cittadini.
L'articolo di cui sopra non costituisce il nocciolo di questa tematica... sono ben altre le direttive che mi fanno indovinare un cupo futuro, e il generale disinteresse di cui sopra non mi consente di sperare in meglio...

Tornando alle novità, non ce ne sono molte: il libro del mese è "Cecità" di José Saramago, dono di PAIP. E' un libro decisamente originale, che narra delle vicende di una nazione, e in particolare di un gruppo di sventurati, alle prese con un'epidemia totale di cecità.

Mi sono poi imbarcato nella lettura di una biografia di Francesco Giuseppe. La prima persona cui l'ho detto mi ha guardato di traverso, per capire se avessi una forte febbre, e ha semplicemente risposto "E perché?".
In realtà ci sono due perché. Il primo è che la lettura di Bettiza, di cui sanno i fedeli usufruitori della gazzetta, mi ha fortemente appassionato alle vicende dei paesi dell'ex impero austro-ungarico; la seconda è che, grazie ad essa, posso finalmente leggere di quest'ultimo senza la benda della manualistica italiana, che prende una precisa direzione nei banchi di scuola della mia infanzia.

L'autore è inglese, chiaramente neutrale se non simpatizzante nei confronti di una forma di governo, l'impero, che a noi sembra cosa ben più lontana e ingiusta. Sebbene questa parziale simpatia sia poco digeribile per me, non posso trascurare di riportare il finale, che sottolinea con forza una palese verità:

  La lunga esperienza riguardo alle undici nazionalità riunite sotto il suo governo lo rese più consapevole di quanto non ammettano i suoi detrattori [...]
  Margutti [...] trascrisse la conversazione svoltasi [...] in una mattina d'autunno del 1904:
  "L'impero non è una creazione artificiale, ma un corpo organico. E' un luogo di rifugio, un'asilo per tutte le nazionalità divise, disperse nell'Europa centrale, che se dovessero contare sulle proprie risorse condurrebbero una misera esistenza, diventando trastulli per i loro vicini più potenti".
Novanta anni dopo, quegli undici popoli sono divisi e cercano rifugio.


Passato l'imperatore e la sua adorata principessa Sissi, sono passato a "Storia d'Europa", di Pirenne, notissimo autore nel suo campo al quale sono stato indirizzato, ancora, sui banchi di scuola -quelli del liceo.

Tremate, perché tornerò presto...

                      dal vostro Ubi

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