In English, please!

La scuola, che orrore!

La Gazzetta 2000, Maggio 1-31

Scusatemi! Scusatemi!

Ancora una volta, le mie parole giungono in ritardo sui vostri schermi; la scusa del mese riguarda la frequenza di corsi ultra-professionali per mega-professionisti di professione. Interessanti, sì, specialmente grazie ad un tale Lothar, tedesco di Germania, ya, che spiega davvero bene tutto ciò che riguarda Informix. Ricordatemi di metterlo nel curriculum, alla voce "database server molto ma molto ben conosciuti anche se solo per qualche giorno" -la seconda parte la scriverò con un carattere piccolissimo come le clausole capestro delle polizze d'assicurazione. Devo anche consigliare il corso a tutti i golosi di merendine, essendo previsto un abbondante break sia la mattina che il pomeriggio. Anche in DATAMAT offrono buoni buffet, ed anche all'Ergife. Purtroppo, le tartine offerte da Sun sono eccessivamente ricche di maionese: non è tutta rosa e fiori la vita dell'ingegnere...

Ma a voi questo non interessa, ovvero volete "la ciccia". Ebbene, sono stato sballottato qua e là da un cliente all'altro (corso permettendo), mettendo in piedi svariate cosette con macchine e programmi che non avevo mai visto, facendo previsioni del tutto azzardate che i miei capi hanno preso per buone, fingendo di capire di cosa stessi parlando, in tempi risicatissimi. Gli effetti sono sorprendenti! Non è il risultato quello che conta, ma come ne parli! In ogni caso, sto meditando seriamente di cambiare identità, in previsione di qualche catastrofe informatica alla quale la mia parte di lavoro possa in futuro contribuire.

Ci sono un paio di persone che mi chiedono della gazzetta, e finché qualcuno la legge può valere la pena di scriverla. In realtà, nel corso di una serata poco allegra e molto insonne, sono stato colto da un delirio la cui confusa traduzione verbale riporto qui di seguito...

Ci hanno provato prima con disegni rupestri, del tutto non riferibili a singoli, poi, presumo, con qualche carattere non fonetico inciso sulle tombe e su tavolette, ambedue "media" di scarsa capacità. Per fortuna, la carta ha aiutato i loro successori, potendo contenere una notevole mole di sproloqui. Ma i dipinti sono stati corrosi, le tavolette spezzate e sepolte dal deserto, la carta ha marcito; di tutti questi strumenti, pochi hanno fatto un uso saggio al punto di salvarsi dall'oblio, ed in genere per merito del contenuto. Quale probabilità avrebbe avuto il diario di uno sconosciuto del Quattrocento di arrivare fino a noi, se qualcun altro non avesse trovato in esso genialità o arte? La stampa ha cominciato a salvare un numero maggiore di derelitti dal dimenticatoio; anche brani di nessun valore riescono ad essere tramandati -allora, c'è speranza anche per me?-
Tutta la carta marcirà, ma forse quanto è arrivato fino ad oggi, a forza di essere catalogato, studiato, manipolato, interpretato, vituperato e deriso, riuscirà a dormire in pace da una qualche parte come colossale, digitale monumento alle storie banali di mezza umanità, inclusa la mia! Oh! Gaudio! Ancora meglio delle fugaci immagini di un Super 8 girate controluce, con i piedi tagliati e i dialoghi incomprensibili, coperti dal rumore di fondo! Meglio delle VHS, la cui durata è di poco superiore a quella dei formaggini nel frigorifero, e delle casette Ampex, che nessuno può vedersi a casa, che quindi vengono riciclate in plastica nera e diventano paraurti per automobili. Un giorno, una studentessa occhialuta e lentigginosa, nell'anno diecimilasettecentoquarantaquattro (figurati se porteranno gli occhiali: avranno i geni corretti dalla nascita... a proposito: chi non l'ha visto, non si perda "Gattaca"), si imbatterà per caso nel mio sito web, nel corso di una ricerca ("L'uso popolare del linguaggio HTML all'alba del Ventunesimo secolo") e si chiederà, proprio come fate voi ora, chi avesse mai il fegato di leggere tante idiozie. Sigh! Ci pensate! Il mio pensiero nel centottavo secolo! Ora che ci penso, la studentessa lentigginosa difficilmente conoscerà l'italiano, forse dovrei scrivere in inglese. Oppure avranno, anzi certamente avranno, traduttori automatici che funzionano decentemente. Devo attrezzarmi. Il CD non basta. Ci vuole qualcosa di più robusto, un supporto indistruttibile per le mie pagine HTML. Tavolette di argilla placcate oro?

Il progetto con Step ed Elena è fermo, sto cercando di realizzare qualcosa di meno impegnativo alla svelta, ma ho poco tempo anche per quello, figuriamoci se potrei trovarne da dedicare al programma per Emiliano. Potrei decidere di impasticcarmi per stare sveglio tutte le notti fino alle tre, ma se Step può ridursi così senza farlo (ah, ah!), non oso immaginare i livelli di schizofrenia cui possono condurre sostanze mescaline di varia natura. Stefano, ribellati, lavori troppo! Rompi tutto! Spacca tutto! E mi raccomando, portami quanto resta che accatto tutto come al solito.
Perdonate il costume di citare nomi ignoti, ma sono consapevole del fatto che non sono tali per quasi tutti voi, che mi conoscete nella vita reale. Le visite di vagabondi e viandanti casuali in questo scorcio di rete sono assai poco frequenti, tuttavia esse giungono gradite. Comunicate questo indirizzo! Fate che sia celeberrimo! Rendetemi parte del monumento alle digitali vite banali!

Ho visto "The Cube", uno dei film più chiacchierati su Slashdot, oltre all'ancor meno commerciale "pi". Mi aspettavo di più, anche perché le novità della pellicola non sono poi numerose. Il genere riprende le prerogative di alcune produzioni anni Settanta, incentrate sostanzialmente sui conflitti tra diversi personaggi in una situazione di stress. Ne è comunque valsa la pena. Vorrei, a maggior ragione, vedere "pi", ammesso che ne avrò mai l'occasione. Se qualcuno dispone della relativa videocassetta, si faccia avanti.
Tornando a Slashdot, se davvero volete sapere cosa pensa la comunità degli smanettoni negli States, qui ne potrete sapere molto. Sebbene i maggiori interessi di Slashdot siano l'informatica e le scienze, e in special modo tutto ciò che ha ripercussioni sull'etica, la privacy del cittadino e la libertà d'informazione, la serie di articoli e commenti più meritevole riguarda forse il periodo nel quale i mass-media USA davano addosso a giochetti tipo Doom e ai presunti scapestrati che "vestono in modo strano" e "si isolano" all'interno delle scuole, con il risultato, sempre secondo la stampa e la televisione, che finiscono per fare stragi nelle classi fucile alla mano. Il popolo di Slashdot rispondeva (gli utenti registrati possono inviare commenti) rivelando la squallida realtà di persecuzione che opprime parte di esso, in un sistema scolastico che emargina con ogni mezzo chi non si uniforma ad un certo stile e calpestando i diritti dei singoli con una condotta oltremodo miope e intollerante. Sono comparse anche storie di studenti chiamati dal preside ed interrogati sui giochi che fanno a casa e minacciati di essere sospesi se non si fossero uniformati ad un certo modo di vestire -nel caso specifico, erano sotto accusa gli impermeabili lunghi, non chiedetemi perché-. Al di là dei casi di eccesso conclamato, permane il totale disprezzo in cui si muovono quelli che non vestono "in un certo modo" e che non hanno "successo", oltre a non essere "brillanti" e "socievoli". Nella nostra scuola, siamo abituati a vedere alcune figure maltrattate dai compagni, ma in genere sappiamo che l'istituto scolastico tende, se non a proteggerle, comunque ad accettarle ed apprezzarle. A quanto pare, invece, negli States sono tutti d'accordo! Ma ci sono atteggiamenti da scoprire anche qui.. qualche tempo fa una supplente mi raccontava di una classe "turbolenta" nella quale uno studente spiccava un po' in tutte le materie ma aveva serie difficoltà d'integrazione. Un giorno, la madre dello sventurato si è presentata desolata alle professoresse dicendo di essere stata costretta a comprargli, dopo le infinite insistenze del "pargolo", vestiti di una certa marca, perché, secondo lo studente, solo in quel modo avrebbe potuto affrancarsi con i compagni e migliorare la propria vita. In effetti, lo scopo sembra averlo raggiunto e siamo contenti per lui... si fa per dire. La cosa sconvolgente è che, mentre l'insegnante che ci ha narrato il fatto era "lì per lì per fare le condoglianze alla mamma" che aveva cercato di educare suo figlio per un risultato decisamente diverso, un'altra delle insegnanti ha viceversa difeso la scelta del figlio per potersi avvicinare ai propri compagni. Vabbeh. Vi lascio alle conclusioni perché mi sono rattristato.

Ho sognato di recarmi con Giulia presso la mia scuola elementare. Parlavo con una suora di quelle che mi hanno istruito, e il sogno mi ha lasciato abbastanza turbato, con la netta sensazione che devo effettivamente farlo, perché è una sorta di ultima occasione; sono, in effetti, destinato a dimenticarmene, seppure ammetto di nutrire un affetto smisurato per quella scuola e in particolare un paio di suore. Dovrei fermarmi a pensarmi alla ragione di tutto questo. Per puro caso (ho redatto le parti della gazzetta in tempi differenti) il discorso che segue si allaccia al precedente. Non ero contento di stare a scuola durante le elementari e le medie, stavo male con i compagni -non per colpa loro ma per mia palese incapacità di comunicare- e le suore erano decisamente severe. Solamente dopo anni, tornando come ex, ho capito la falsità di quell'abito rigido (suor Albertina, che tanto mi terrorizzava, deve addirittura prepararsi le sgridate in anticipo, per non ridere davanti ai piccoli).
Ora, dovrei fermarmi a cercare le ragioni del mio malessere e del mio tardo affetto verso quell'istituzione e anche la simpatia verso parecchi compagni che non avevano certo alcun occhio di riguardo per la mia triste figura. Posso presumere che, in ogni caso, le insegnanti costituissero le figure in grado di darmi certezze (la certezza di essere rimproverato alla prima idiozia, se non altro) in un insieme di situazioni che non me ne fornivano molte altre. Oltre loro, l'astronomia con i meravigliosi libri che faceva entrare in casa e l'ambiente del nuoto, molto più adeguato all'introversione. Tutti questi elementi costituivano anche uno scudo verso situazioni che non ero in grado di affrontare, e soprattutto mi davano sufficienti gratificazioni a compensare il resto. Presumo sia questo, ne sono certo, che mi spinge a rivedere ogni tanto i volti che ho trascurato d'incontrare. Perché poi spariscano del tutto i rancori verso le umiliazioni sopportate non lo so, le ricordo ma è come se non facessero esattamente parte di me. Probabilmente, sono ancora in grado di rivederle con esattezza, e non le trovo più tali, mentre a dodici anni o giù di lì ogni brutto scherzo diventa un dramma. Peraltro, come i mei più fedeli lettori sanno, ricordo troppo poco di allora per averne un quadro chiaro. Tutto questo per dire che devo andare, speriamo che Luca mi accompagni, fosse la volta buona che ci vediamo.

Oh, oh! Temo che questa gazzetta stia diventando troppo lunga... Ho purtroppo perso il foglio con gli appunti relativi, quindi direi che possiamo fermarla qui. Concludo dicendo che attendo con ansia il viaggio ad Helsinky dove il mio boss ha avuto il fegato di spedirmi senza una scorta adeguata -a proteggere gli altri dai miei sproloqui- ad un meeting; ve ne dirò alla prossima. Vi invito per l'ultima volta a darmi qualcosa di vostro da pubblicare su questo sito. Avrei voluto addirittura fare una sezione staccata della gazzetta, di stampo puramente informatico, con la collaborazione del Nennix (strano essere a base di silicio) e di Step (strano essere e basta), oltre ad una parte umanistica (pulzelle e pulzelli di Filosofia e Lettere, toccherebbe a voi), ma a quanto pare siete tutti troppo indaffarati.

Tranquilli, ragazzi, la redazione è sempre aperta.

            Ubi


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