Ricordi di un viaggiatore: un Ubi a Parigi

Parigi... humm... non vorrei sembrarne insoddisfatto perché non è così, d'altro canto è una città che va vista... cercherò di esprimermi al meglio per non dare l'impressione sbagliata. Certo, noterete quanto il resoconto sia parziale e personale per il numero esiguo dei posti frequentati, e tutto mi reputerei fuorché un intenditore della capitale francese.

E' mia abitudine passeggiare a lungo attraverso una città perché altrimenti non mi pare di conoscerla, e allo stesso tempo provo a fermarmi nei negozi frequentati dalla gente comune, ad ascoltarne le incomprensibili chiacchiere, per darmi l'idea di come si vive. In due parole, per illudermi di non essere un turista. Amo fermarmi nei parchi a leggere e rivedere le mappe della metropolitana e dare un'occhiata alla gente che passa, ai musici, ai mimi. Detesto ogni tentativo di visitare il visitabile in un arco di tempo ristretto: qualsiasi città d'arte richiede almeno un mese, forse un tempo infinito. Lascio i musei e gli interni in secondo piano, tranne quelli irrinunciabili, e mi attrae in modo particolare l'architettura degli esterni. Materia della quale non capisco un tubo.
Questa premessa sta a significare che in genere riesco a vedere quello che più mi interessa, perché è nel corso degli spostamenti e delle soste che muovo gli occhi e il cervello: spostamenti e soste che non mancano mai.

Ho visitato la città con Giulia e Romana, ovvero, Giulia ha sfruttato la Parigi che le interessava e noi le siamo corsi appresso... Oso tediarvi con il diario di viaggio:

sab 14 aprileRoma -> Paris, Palais Royal (jardin), exposition "Le contes de fées", Champs Elysées, la Rou
dom 15 aprileQuartier Latin, Notre Dame (da fuori)
lun 16 aprileForrest Hill Aquaboulevard, mercato a Porte de Clignancourt, Haussman boulevard
mar 17 aprileLa Défense
mer 18 aprileLa Villette
gio 19 aprileMusée d'Orsay, Montmartre
ven 20 aprileDisneyland
sab 21 aprileTour Eiffel, Paris -> Roma

Primo consiglio: non andate a Parigi sotto Pasqua, come abbiamo fatto noi. Al mattino, la file per il Louvre è di circa due ore, poco più di una per il museo d'Orsay e, la domenica di Pasqua, forse anche tre per entrare in Notre Dame. Abbiamo visto solo il secondo -ne valeva la pena- con quaranta minuti di file, grazie al fatto di essere giunti un quarto d'ora prima l'orario d'apertura.

Secondo consiglio: non credete a tutte le dicerie circa l'antipatia dei francesi nei confronti degli italiani, al fatto che fingano di non conoscere l'inglese e altre babbalate analoghe. In una settimana, ho incontrato una sola commessa nevrotica e nessuno che non si sforzasse di parlare l'inglese, entro i propri limiti. La maggior parte delle persone con le quali ho avuto a che fare sono state decisamente gentili.

Terzo consiglio: se temete per le vostre finanze, cercate di farvi indicare dove sia trova un supermercato. Nei normali alimentari verreste inevitabilmente "spennati", viceversa i prezzi della grande distribuzione sono di poco superiori a quelli italiani.

La Parigi nella quale mi sono mosso di più, tipicamente turistica, l'ho trovata una città senz'anima. Una specie di macchina che lavora a pieno regime per imbarcare denaro contante alle spese del visitatore affamato di un'atmosfera artificiale (o artificiosa?), una specie di museo di se stessa. Il contario di Madrid, in un certo senso. E, come spesso accade, la sua vena più interessante l'ho trovata laddove l'artificio ha raggiunto il culmine, ovvero in Disneyland. Un falso così falso da diventare bello per la mancanza di pretese: un posto per bimbi e fanciulloni che dichiara apertamente la sua natura di cartapesta e plastica, in cui il tintinnare dei registri di cassa è così continuo che il parallelo con il paese dei balocchi di Pinocchio è praticamente scontato.
Non vi girano i finti artisti dell'attuale Montmartre, la maggior parte dei quali sono i colleghi francofoni dei ritrattisti di piazza Navona; non vi sono insegne che richiamano alla tradizione (ma quale, se le strade sono invase di visitatori che provano a percepire l'atmosfera di Parigi senza l'ombra di un parigino?), solo file e giostre, file e giostre. Già, perché le file si fanno anche per salire sulle giostre, e anche per mezz'ora. Bah!

Il museo d'Orsay, quello sì che va visto. Per chi non lo sapesse, ospita una gran quantità di opere degli Impressionisti e altre chicche di quelle che ci sono state propinate in quantità a scuola.
Continuando, La Villette è un quartiere nel quale si trova la Città della Scienza e della Tecnica; per i bambini e i giovani non è male, ma non per Giulia che è troppo piccola (pur restando affascinata da tanti pannelli colorati, luci e attrezzi).

Un discorso a parte merita il mercato a Porte de Clignancourt (N.B.: tenete d'occhio borsa e portafoglio): è davvero grande e assomiglia in certi punti a Porta Portese, ma ciò che davvero sorprende è la zona degli antiquari, al coperto di una specie di serra, molto estesa e su due piani. Vi troverete mobili di una finezza e di una bellezza da far spavento, e soprattutto alcuni generi che a Roma difficilmente noterete.

Quello che voglio segnalare senza riserve ai fissati con i parchi acquatici è l'Aquaboulevard. Lo consiglio anche a quanti, come noi, hanno patito il freddo e il vento tagliente di Parigi. Attenzione: l'Aquaboulevard ha delle regole particolari per l'ingresso e probabilmente avrete bisogno di un coupon fornito da un albergo o qualcosa del genere. Cos'ha di particolare? E' tutto al chiuso: trattasi di un enorme palazzo contenente piscine, tunnel, scivoli et similia. Per essere al coperto, è davvero grande. Senza Giulia non ci avrei messo piede, ma se avete bambini, credetemi: si divertiranno quanto a Disneyland ma non lo troverete su nessuna guida turistica.

E' uno dei tanti posti che mi hanno chiarito cosa si intende quando, riferendosi alla Francia, si parla di "grandeur". Una visita alla Défense, per me che non ho visto nemmeno l'ombra di un grattacielo, fuga ogni dubbio a riguardo. Significa che devono fare cose grosse per ricordare... cosa? Quanto sono importanti? Possibile, trattandosi dell'opinione comune, ma forse non solo. Forse gli architetti che hanno lavorato a certe opere monumentali non pensavano solo ai francesi, ma all'uomo in generale. Oppure alla bellezza del loro mestiere. Oppure a stupire a tutti i costi.
Viali grandi, piazze larghe, monumenti significativi e palesemente costosi. Ma per dirla tutta, visto che non sono imbrattati dai cretini, anche rispettati e probabilmente amati dai parigini. Io ho difficoltà ad affezionarmi a certe dimensioni, ma per questioni di indole: a suo modo, la grandezza di Parigi è davvero la sua nota migliore.

Ecco a voi orribili immagini del loco, cliccabili per l'ingrandimento (alcune sono protette da password fornite agli eletti, che ci devo fare se ho la donna preoccuposa?), scadenti quanto le pellicole, il clima e, di conseguenza, l'illuminazione. Ma quando mi deciderò ad usare i "lampi di schiarita"?
Le rose di Alice a Disneyland
Vista dall'alto dell'Aquaboulevard. E nemmeno lo si vede tutto...
Uscita dall'Aquaboulevard
Disneyland: "Big Thunder Mountain"
Ancora Disneyland, uno dei miei personaggi preferiti. Il Brucaliffo
Con le bimbe sono un drago...
Il grande arco alla Défense. Fidatevi, vale la pena
Il mercato di Glignancourt, uno scorcio della zona antiquaria

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