LA CANNABIS : Confrontando il significato dei termini che indicano la
pianta nei gruppi linguistici Indo-europeo, Finnico, Turco e Semitico,
troviamo sempre la radice 'kan', col doppio significato di 'hemp' e
'cane' (canna). Invece il suffisso 'bis' si riferisce all'evoluzione
linguistica dei termini 'bosm' (ebraico) e 'busma' (aramaico): odoroso,
dal buon profumo, aromatico (S. Benetowa in The Book of Grass).
Archeologi, antropologi, economisti e storici concordano sul fatto che da
molto prima del mille a.C. e fino al 1883 la cannabis costituisse la
coltivazione piu' diffusa sul pianeta, fornendo materia prima per i piu'
diversi usi: fibre, tessuti, olio per illuminazione, carta, incenso,
medicina, cibo. Senza dimenticare, infine, che da molti secoli le sue
qualita' psicoattive ne hanno permesso l'uso in pratiche religiose e
meditative, soprattutto nel subcontinente indiano, per produrre
alterazioni della psiche e favorire le esperienze mistiche.
In genere, una sigaretta media contiene circa 500 mg. di marijuana e da 5
a 20 mg. di THC, di cui solo il 50% raggiunge i polmoni.
Gli effetti della cannabis sugli esseri umani sono stati riscontrati per
dosi minime di 25 mcg. [un mcg. corrisponde a 1/1000 di un grammo] per 1
kg. di peso corporeo. Intense allucinazioni sono state riportate per dosi
intorno ai 250 mcg. per kg.
Nessuna morte dovuta ad overdose e' stata finora riscontrata
UN PO’ DI STORIA: Nominata per la prima volta nell'erbario
pubblicato durante il regno dell'imperatore Shen Nung, 2737 a.C.-oltre
4500 anni fa-la cannabis viene consigliata per trattare casi di
"disordini femminili, gotta, reumatismo, malaria, stipsi e debolezza
mentale."
Tra il II e il I secolo a. C. le ripetute migrazioni delle tribu' nomadi
dell'Asia Centrale ne favorirono la diffusione nel bacino del
Mediterraneo e oltre le montagne del Caucaso, fino all' Europa
occidentale e al Medio Oriente. Sia gli Esseni (antichi abitanti
d'Israele) che gli Egiziani iniziarono a farne ampio uso in medicina e in
cerimonie religiose, seguendo le pratiche dei persiani seguaci di
Zoroastro (VII-IV secolo a. C.).
Molto prima dell'Impero Romano, la cannabis era largamente coltivata ed
usata nell'isola britannica, particolarmente dalle tribu' dei Celti e dei
Pitti. Quest'ultimi provenivano dalle terre sciite e s'insediarono
nell'attuale Scozia verso il IV secolo a.C.: pipe di vario tipo e
dimensione sono state ritrovate in gran numero in questa regione.
Il clima di terrore, sfociato poi nei tribunali dell'Inquisizione del XII
secolo, colpi' anche la cultura e l'uso della cannabis: in Spagna ne fu
vietata l'ingestione, in Francia ogni uso medicinale. Giovanna d'Arco, ad
esempio, venne accusata di usare ogni tipo di "erba diabolica, compresa
la cannabis" per i suoi rituali di stregoneria.
Mentre dall'anno mille i paesi arabi e mediterranei avevano imparato ad
usare la pianta come intossicante, e' verso il 1500 che i viaggiatori di
ritorno da Africa e Asia ne introdussero in Europa l'uso come medicina.
La Storia fissa la data d'arrivo della cannabis nel Nuovo Mondo quando i
Vichinghi raggiunsero le coste della Nuova Inghilterra nel X secolo.
Sempre secondo la storiografia ufficiale, furono poi le spedizioni
spagnole comandate da Diego de Almagro e Pedro de Valdiva (1530-1545) a
farla conoscere ai nativi dell'odierno Cile.
George Washington, primo presidente degli Stati Uniti, scriveva nel suo
diario (12-13 maggio 1765) : "Seminato hemp". E ancora al 7 maggio:
"Iniziato a separare i maschi dalle femmine, ma forse e' troppo tardi." [
ndr. La cannabis e' una pianta dioica, ovvero esistono separatamente il
maschio (produce il polline) e la femmina (fecondata, produce fiori e
semi)]
Nel 1798, durante la campagna d'Egitto, Napoleone emano' un decreto che
vietava ai soldati francesi di "bere il forte liquore fatto dai musulmani
con un'erba detta hashish e fumare le foglie della cannabis". Ma al
ritorno della spedizione in Europa, l'uso dell'hascisc prese a
diffondersi in tutta la Francia.
Fu nuovamente Napoleone a far tornare la pianta alla ribalta della
storia, nel corso della guerra franco-inglese conclusasi con la sua
definitiva sconfitta di Waterloo nel 1815. Con l'obiettivo di isolare
l'odiata Gran Bretagna, la Francia napoleonica inizio' a premere sullo
zar Alessandro I per bloccare gli indispensabili rifornimenti di canapa
alla flotta inglese, i quali riescono pero' a trovare un nuovo accordo
con Alessandro I, proprio per garantirsi il rifornimento di canapa a
costi piu' bassi: il Congresso Usa risponde con l'entrata in guerra al
fianco di Napoleone. Obiettivo finale e' la realizzazione del sogno del
'destino manifesto', ovvero la conquista del Canada. Ma la disastrosa
campagna di Napoleone in Russia libero' presto gli inglesi dagli impegni
europei ed i tentativi bellici americani vennero parati con successo.
Ovviamente, nei libri di storia delle scuole di ogni parte del mondo non
c'e' traccia del ruolo avuto dalla cannabis in quest'importante evento-ma
non e' certo il caso di stupirsene.
Alla meta' del XIX secolo, la cannabis era ormai entrata negli usi
quotidiani di quasi quattro generazioni di americani-soprattutto per le
sue applicazioni terapeutiche, tramandate dai pionieri del Nuovo Mondo.
Nel 1894 il Parlamento inglese pubblico' i risultati dei lavori di
un'apposita commissione incaricata di studiare la diffusione della canapa
in India: i sette volumi del rapporto confermavano l'innocuita' e
l'efficacia terapeutica della pianta lungo il corso di migliaia di anni.
Negli stessi anni la cannabis venne intensamente coltivata dai contadini
messicani (saranno loro a usare il termine marijuana, diffondendone l'uso
psicotropo negli Usa), mentre gli immigrati provenienti dall'India la
introdussero in Giamaica, dove viene chiamata ganja dall'antico nome
hindi.
Da questo punto in poi, tuttavia, una serie di circostanze
storico-politiche convergenti porto' un generale mutamento del clima
intorno alla cannabis, a cominciare dagli Usa. L'improvvisa apparizione
di alcune piantagioni in Texas e nella zona di New Orleans e soprattutto
l'uso che ne facevano gente di colore, messicani, musicisti jazz e
giovani viaggiatori fa nascere improvvisamente il "pericolo marijuana". A
partire dal 1910, i bollettini della Commissione per la Sanita' Pubblica
di New Orleans scrivevano ripetutamente che la "marijuana e' la piu'
pericolosa sostanza mai apparsa nella zona ed i suoi nefasti effetti
possono trasformare i buoni uomini bianchi in neri e cattivi".
Tuttavia il primo paese ad imporre leggi proibizioniste fu l'Egitto, dove
la coltivazione venne proibita fin dal 1879, come riporta Ahmad M.
Khalifa (in V. Rubin, Cannabis and Culture,1975). In Grecia l'uso fu
proibito fin dal1890 con la motivazione che "la cannabis e' causa di
pazzia". E lo stesso avvenne nel 1913 in Giamaica, seguita nel 1928 dal
Sudafrica.
Nel1961 la cannabis viene classificata ufficialmente come"stupefacente"
dall'ONU, che impone ai 65 Stati aderenti l'eradicazione di ogni campo di
cannabis entro il 1986: e' la nascita ufficiale del proibizionismo
(Single Convention Drug Act). Come conseguenza, i paesi occidentali si
diedero da fare per promulgare leggi ed apparati repressivi direttamente
proporzionali all'aumento dell'uso ricreativo di cannabis e derivati.
C'e' da notare, a questo punto, come nel corso delle varie epoche
storiche statunitensi, l'uso della sostanza a scopo ricreazionale sia
stato sempre associato negativamente ad emarginati, depravati e devianti.
Prima i musicisti jazz di colore e i messicani, poi i vagabondi e la beat
generation, gli studenti e il movimento pacifista, infine gli hippies e
gli omosessuali. Lo stesso modello venne successivamente ripreso ed
applicato nell'intero emisfero occidentale.
Intorno alla meta' degli anni sessanta, balza alle cronache
giornalistiche la Nigeria, paese dove l'uso psicotropo della cannabis era
ampiamente diffuso, per l'emanazione di un decreto atto ad impedirne
coltivazione ed uso, con pene fino 20 anni di carcere per qualunque
quantita' posseduta.
Nello stesso periodo gli apparati antidroga USA iniziarono ad occuparsi
direttamente della situazione in Asia e nel 1968 l'UNESCO emano'
risoluzioni di condanna e repressione d'ogni uso della pianta, seguita
l'anno seguente da raccomandazioni simili del World Health Organization.
Sul fronte opposto, nel 1968 in Gran Bretagna apparve il Wotton Report,
che confermo' le conclusioni della Indian Hemp Commission e del La
Guardia Report sulla
non dannosita' dell'uso di cannabis.
Nell'ottobre dello stesso anno partiva negli USA il primo periodico
nazionale, Marijuana Review, che lascera' poi il posto ad High Times,
rivista che conta attualmente oltre 4 milioni di lettori nel mondo.
Nel 1970 viene fondata a Washington la NORML (National Organization for
the Reform of Marijuana Law), che presto diverra' la maggiore
organizzazione pro-legalizzazione operante negli Usa, con uffici autonomi
in molte citta', tuttora molto attivi.
I rapporti delle Commissioni Governative di Canada (1970) e Olanda (1972)
evidenziano gli aspetti negativi della criminalizzazione dei consumatori
e suggeriscono varie forme di depenalizzazione.
In Italia, nel 1973 Stampa Alternativa e il Partito Radicale organizzano
il congresso internazionale Liberta' e Droga, con la partecipazione di
Adriano Traversi, vicepresidente UNESCO, Daniel Bovet, Premio Nobel per
la Medicina e Giancarlo Arnao, medico e ricercatore, che curera' di li' a
poco la pubblicazione di Droghe e Marijuana, prima opera italiana che
fornisce le informazioni necessarie all'avvio di un civile e aperto
dibattito. Dopo alcune clamorose azioni di disobbedienza civile messe in
atto da Marco Pannella e altri esponenti del Partito Radicale, nel
dicembre del '75 il Parlamento italiano approva la prima regolamentazione
specifica in materia di stupefacenti, la legge n.685-con l'ambiguo
compromesso della "modica quantita'".
L'Olanda invece inizia ad applicare pragmaticamente le conclusioni della
Commissione Governativa del '72, e ad Amsterdam e' possibile acquistare e
consumare legalmente piccoli quantitativi di cannabis e/o hashish per uso
personale.
Ma negli States le "droghe" restano questione etica e morale, ancor prima
che politica: zero tolerance e' il modo piu' semplice per ottenere
poltrone prestigiose.
Gli anni ottanta partono con l'annuncio della War on Drugs ed una una
diffusa isteria diretta, ancora una volta, verso i consumatori di
cannabis: arresti indiscriminati, numerosi sequestri di proprieta', test
dell'urina generalizzati.
All'alba degli anni novanta la questione-cannabis (o hemp o marijuana)
riconquista l'attenzione dei media e le copertine dei settimanali piu'
prestigiosi. Non dimentichiamo che negli Usa sono 30 milioni le persone
che hanno fumato l'erba almeno una volta e il suo uso ricreazionale
spesso e' piu' tollerato di alcol e tabacco.
Gli aggiornamneti della primavera 1994 ci dicono che a fine marzo il
governo federale canadese approva una legge che permette la coltivazione
di hemp (a basso contenuto di THC) per scopi commerciali, mentre partono
l'International Hemp Association ad Amsterdam e l'Institute for Hemp in
Minnesota (Stati Uniti).
Restando negli Usa, in California, Washington, Colorado, Michigan, Oregon
viene raggiunta la quota di firme necessarie alla presentazione di una
serie di misure che legalizzano l'uso industriale, medico e personale
della cannabis-da sottoporre al voto popolare nel ballottaggio di meta'
novembre.
Nell'ambiente musicale, da sempre motore dell'intero movimento
pro-cannabis, vanno molto gruppi hip-hop, reggae, rap (Cypress Hill,
Brand Nubian, Gang Starr) e vendono bene CD dal titolo Marihuana Greatest
Hits Revisited. Su videocassetta vengono riproposti in chiave ironica i
classici del terrore-marijuana degli anni trenta, ma anche Hemp for
Victory e The Sexual Secret of Cannabis Sativa.
Il business tira e la mitica foglia a sette punte conquista il mondo
della moda: T-shirt, berretti, ciondoli, fazzoletti e quant'altro sono un
business molto redditizio, soprattutto negli States. Vanno anche
diffondendosi ovunque cooperative, negozi e cataloghi postali che vendono
esclusivamente i prodotti della lavorazione della cannabis, insieme
all'ampia e necessaria letteratura informativa.
in Italia, dove i consumatori abituali di cannabis e derivati pare siano
oltre due milioni e mezzo, il movimento antiproibizionista guidato dal
CORA (Coordinamento Radicale Antiproibizionista) ottiene un'importante
vittoria: il referendum per l'abrogazione delle parti piu' repressive
della legge 162 (che nell'estate del '90 aveva sostituito la 685)
raggiunge il 55% di si, aprendo nuove prospettive per l'intera Europa.