EFFE
Il freddo mordeva da tutte le parti ed ella si chiedeva quanto a lungo
avrebbe potuto resistere. Spesso non riusciva a muovere un arto o le
era assai difficile levarsi. Maledetto inverno!
Nonostante
la speranza che riponeva nel Cancello, sentiva di essere sul punto di
cedere. Ogni volta che tentava, si fermava sulla barriera invisibile
che costituiva la difesa dell'ambiente interno. Vi si aggrappava
disperatamente, vi restava minuti ed ore a gelare. Sarebbe stato
meglio allontanarsi, piuttosto che star lì dove la tramontana
soffiava più forte, ma quale altra speranza esisteva? Solo la Luce
oltre la barriera, quella luce intramontabile, salda, quel mistero di
accoglienza che doveva per forza generare calore, l'avrebbe sottratta
al destino. Come poteva tenersi lontana dall'ipnosi della Luce,
quando, in ogni istante, avrebbero potuto aprire il Cancello per,
forse, richiuderlo immediatamente? Poteva rischiare di perdere
quell'attimo?
Se la Luce non fosse stata un focolare buono contro la stagione, di
eccezionale potenza, perché mai proteggerla in quel modo? Sì, la
Luce l'avrebbe salvata.
A quel punto, il corpo si appiattiva sul Cancello, schiacciato da una
ripresa del vento; ella non aveva neppure la forza di contrastarlo,
di inarcarsi e dimostrare a se stessa che ce la poteva fare.
Era
ancora saldamente al suo posto ma gli arti non rispondevano bene, si
sentì scendere verso il basso; forse prendeva sonno, o era tutta
un'impressione. Sapeva di esserci vicina, prossima alla fine. Ancora
qualche minuto e le articolazioni non avrebbero più reagito. Forse
l'avrebbero rivista a terra come quella compagna distesa poco più in
là, il dorso inerte e coperto di brina. Stava perdendo i sensi. Si
era mai aperto, il Cancello? Era una leggenda? Proprio allora sentì
un rumore sordo e un meccanismo metallico scattare. Vibrazioni
grosse, aliene. La sua percezione era molto confusa. La barriera si
muoveva? Era lei a crederlo? No, era tutto vero!
Il Cancello si apriva rapidamente e il calore dell'interno si mescolava
ai turbini gelati. Sull'addome e sulla testa combatterono per
dominare, la tramontana e il calore della Luce. Non capì bene come,
ma si sentì priva di sostegno. Finì sul marmo dell'ingresso
cercando disperatamente di strisciare, almeno, di controllare i
propri movimenti. Doveva farcela prima che richiudessero. Guardò la
Luce oltre lo spazio che prima era chiuso dalla barriera
perfettamente trasparente -Magica?-. Ne sentiva il tepore, era certa
di questo, sebbene fosse distante. Arrancando, superò la linea
d'ingresso, e si lasciò cadere in un angolo sicuro, all'interno.
Prese fiato. La temperatura più alta era lenta a sciogliersi addosso e
dentro di lei; ogni tanto, ancora una lama di freddo riusciva ad
entrare e a ferirla e farla tremare. Per la prima volta, desiderò
che il Cancello fosse di nuovo serrato. -Chiuso!- certo, lei era
dentro, dentro e vicina alla Luce misteriosa. Poteva di nuovo
muoversi; lentamente, prima, poi meglio. Ignorando le strane
presenze, si diresse decisa alla fonte di quel calore che sembrava
emanarsi dalle mani di un dio. Si lasciò andare su di essa, tanto
era stanca ed aveva voglia di dormire: il dio-Luce l'accoglieva nella
mano e lei avrebbe riposato senza più pensare a nulla.
Fu
dopo meno di un minuto. Sollevò il capo, sentiva che qualcosa non
andava. Cercò di allontanarsi ma non poté. Credette di essere
all'inferno. Aveva paura, cercò ancora, niente. Voleva battere le
ali, ma non c'erano quasi più: bruciavano. Si agitò disperata sulla
Luce che la stava consumando. La farfalla perse in breve il suo
colore giallo, la lampada le rubò la vita in pochi istanti.
prima stesura: 1995-10-28
versione: 2020-04-26
Umberto Rustichelli aka Ubi
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