La menzogna e l'informazione

L'informazione è un bene, e qualcuno cerca sempre d'imbavagliarla

Nota bene: queste righe sono state prodotte di getto di getto dopo i primissimi filmati. Ormai non costituiscono nulla di nuovo...

L'idea per questo pezzo mi viene dallo spettacolo assurdo dello scontro tra contestatori e forze dell'ordine ("ordine", ma in che senso?) nella povera Genova del G8. Premetto una considerazione. Già dai primi giorni di tormento televisivo, mi chiedevo: ma se devono muovere migliaia di agenti, chiudere mezza città per giorni, mettere sottosopra interi quartieri... perché cavolo non si incontrano su di un'isola? Che so, Ponza, Lampedusa, Capri,... e invece no: meglio una città con tanto di fogne e vicoletti, piena di ingressi e incroci, assolutamente ingestibile! Ci ho pensato in tutti i modi, ma proprio non ci sono arrivato. Bastavano un po' di navi e un po' di milioncini per il disturbo, ma niente. Ieri mi è venuta una folgorazione: sarà mica perché altrimenti non basterebbe lo spazio per i giornalisti? Sarà mica che gli otto grandi, senza un sufficiente numeri di riflettori non avrebbero il giusto palcoscenico? Comunque, non sono tuttora per niente convinto. Per favore, illustratemi perché, altrimenti impazzisco.

Tornando al succo del discorso, la famosa foto della pistola in mano al carabiniere e puntata sul giovane che è morto di lì a poco, è comparsa solamente dopo altri documenti di vario tipo, tra i quali una registrazione video dei momenti immediatamente successivi che hanno sintetizzato in pochi attimi alcuni leit-motif della vita di oggi. Nel filmato compare un bel numero di attori: carabinieri, contestatori, giornalisti e l'unico incapace di recitare: il ragazzo a terra, circondato dai carabinieri, alcuni dei quali si frappongono tra il corpo e le telecamere con scarsa convinzione, altri richiedono l'allontanamento della stampa, altri non sanno bene che fare, fino a che uno di loro si mette a gridare "L'hai ucciso tu, bastardo! L'hai ucciso tu con il tuo sasso! Prendetelo! Prendetelo!"
Dapprima non si capisce a chi si riferisca, poi si vedono alcuni carabinieri tentare l'inseguimento di un tizio, distante circa venti metri, e rinunciare subito, altri rimanere immobili. Il tizio, sconcertato, sembra che stia guardando verso i carbinieri come per capire cosa stia avvenendo (da quale punto di vista?), poi, quando realizza che ce l'hanno proprio con lui, fugge a gambe levate. E solo allora qualcuno tenta un'inseguimento appena più convinto.

Esiste un'infinitesima probabilità che il carabiniere che aveva dato l'ordine di catturare il famoso tizio fosse in buona fede nel ritenerlo l'assassino, eppure le altre stanno tutte a suo svantaggio. Molto probabilmente, e da ora supponiamo che sia stato così -non sto facendo giornalismo-, l'uomo in uniforme, cosciente della presenza di una telecamera e di un nutrito gruppo di testimoni, ha voluto indirizzare gli spettatori verso un'idea sbagliata al fine di difendere l'Arma, o il carabiniere che ha sparato, o di far ricadere la colpa sui "suoi" avversari, o altro... Peccato che, se ci fosse riuscito, avrebbe potuto contribuire a mandare in galera un'innocente. Un dettaglio? Che qualcosa non andasse, in pur così pochi secondi, si era capito subito: possibile che un solo uomo si sia accorto di cosa fosse successo? Perché gli altri non gli davano retta e non si capiva cosa facessero?
Il giornalista a seguito del cameraman, intanto, chiedeva delucidazioni a destra e a manca, e si coglieva un commento: "hanno detto che l'ha colpito un manifestante, ma l'hanno detto i carabinieri...". Questo commento è significativo, a testimonianza di come la gente comune abbia ormai ben chiaro come la menzogna sia un brutto vizio non solo dei singoli in genere ma parimenti delle istituzioni. Credo che a parlare fosse un altro giornalista, ma sono sicuro che la risposta sarebbe stata la stessa da parte di qualsiasi creatura dotata di cervello. Parecchi anni fa, allo stadio ci fu un pestaggio da parte dei "cellerini". Si videro appena un paio di secondi, poi la regia si accorse del fatto e cambiò subito camera. Lo ricordo come se fosse ieri, ma non era ieri. Oggi, forse lascerebbero scorrere le immagini in tutta la loro cruda realtà anche nelle cronache sportive e comunque, in casi come questo, le immagini dei pestaggi da parte dei poliziotti non vengono certo risparmiate.

Viviamo in un paese nel quale sono certamente ancora possibili le stragi di stato perpetrate per colpevolizzare l'opposizione, ma questo è solo un caso limite. Più banalmente, ancora non si riesce a sapere cosa davvero faccia la polizia, cosa facciano i carabinieri, cosa facciano i vigili urbani e così via, nelle piccole e nelle grandi occasioni... possiamo ancora lasciare che i piloti americani restino impuniti dopo aver ammazzato venti persone per giocare a "Top Gun" nei luoghi turistici... eppure molte cose stanno cambiando, a dimostrare come l'educazione e l'informazione servono a qualcosa: nessuno che non sia privo di materia grigia crede più ciecamente ai comunicati ufficiali e alle parole dei graduati. Ai tempi dei faraoni, si poteva tenere nascosto l'esito negativo di una battaglia campale per millenni, mentre già un paio di secoli fa era difficile celare le verità a più di due generazioni.
Attualmente, la vita media della menzogna è forse di una settimana. Nonostante tutta la mia disapprovazione per il mondo giornalistico, menzognero anch'esso a suo modo e a suo modo strenuo difensore dei propri privilegi di casta, in generale l'informazione è un bene. Esattamente quanto, mi appare chiaro in episodi tanto eclatanti.

La menzogna ha una vita talmente breve che molto spesso proporla diventa sconsiderato, dato che riesce a penetrare solo quanti già credono ciecamente in chi la usa. Il potere che hanno i mezzi di informazione è ancora cresciuto dai tempi di "Quarto Potere" (ma anche di "M"), e lo sapeva bene il carabiniere che ha tentato di "creare la notizia" usando le telecamere e che si è subito preoccupato dell'effetto sugli spettatori.
Per i fatti di cronaca valgono considerazioni che purtroppo non si applicano a tutti i campi, più tipicamente quello economico. Pensiamo a come le cifre del "buco" nei conti pubblici, di cui si parla e straparla, non significhino nulla per la maggior parte dei cittadini e siano comunque variabili anche negli stessi parziali a seconda della fonte. Ma sono dettagli, e li si potrebbe superare. Forse l'educazione prima e la cultura poi permetteranno di superare anche questo.

Comunque, tutto il secolo ha visto il braccio di forza tra quanti vogliono controllare l'informazione e quelli che vogliono liberarla da ogni legame, in uno scontro che sembra appena iniziato. Avete sentito parlare di www.eretico.com? E' il primo sito Internet chiuso per via del suo contenuto in Italia, contenuto blasfemo ai danni della Chiesa. E c'entra molto con il nostro discorso, perché si tratta del primo sito che ha subito un intervento sulla base di una legge recentissima che estende il controllo della pubblicazione come esiste per la carta stampata al mondo elettronico. Quando la legge uscì, scoppiarono le polemiche e molti parlamentari si affrettarono a sostenere che la norma non andava affatto a consentire la censura dei siti. Ennesima menzogna, presto scoperta. Non ho visto il sito e non voglio stigmatizzare un concetto sulla base di ciò che non conosco e che costituisce un caso particolare: l'offesa non costruttiva del sentimento religioso è sciocca di per sé, ma la sua repressione è altrettanto sciocca perché implica l'incapacità di reagire ad essa con altri mezzi.

Il principio resta: in Italia, come già in vari altri paesi, il tentativo di controllare l'informazione su Internet è già in atto ma viene combattuto nel modo sbagliato; gli internauti, infatti, vedono la rete come qualcosa di speciale e unico perché ha consentito per qualche anno la libera circolazione di informazioni. Non si può pensare di risolvere il problema in quel singolo caso se non viene affrontato per tutti i mezzi di informazione: si otterrebbe un successo destinato a non durare perché col tempo l'eccezione, non sostenuta da una questione di principio generale, verrebbe "dimenticata" e nessuno se ne occuperebbe più di tanto.

Per farla breve, tenete gli occhi e le orecchie aperte. Se pure non è possibile vedere chiaro in tutto, una buona parte salta agli occhi, ma la guerra per il controllo dell'informazione è in atto. Ci sono di mezzo tutti: politici, tecnici, semplici cittadini, potentati economici, giornalisti. E speriamo che, prima o poi...

        speranzosamente, Ubi

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