Il Re che volle farsi imperatore

C'era una volta il Re di un piccolo staterello. Questo Re, come molti altri prima di lui, aveva preso il potere compiendo qualche marachella, anzi qualche marachella di troppo, ma in fondo non ci si faceva troppo caso... d'altro canto, pensavano molti cittadini della Nazione, chi non ne fa? Quale dinastia era salita al trono senza commettere qualche peccatuccio?

Ad un certo punto, però, accaddero una serie di strani fatti. Anzitutto, i Giudici decisero che la legge doveva essere rispettata anche dai Ricchi e così inziarono molti processi. I Ricchi e i Potenti, infastiditi e spaventati, decisero che bisognava fare qualcosa, cambiare un po' tutto.
Anche il Re era infastidito, perché per pagare le sue malefatte avrebbe dovuto sborsare molte monete d'oro e, soprattutto, detestatva l'idea che qualcuno gli dicesse cosa fare.
Allo stesso tempo, altri Ricchi si riunivano spesso attorno a lui e lo spingevano a rendersi loro paladino, ed egli li prese in simpatia perché tutti loro avevano sempre grandi parole di apprezzamento per la sua figura: gli dicevano che era superlativo, intelligente, spiritoso, capace, abile con le donne... continuamente!

Un bel giorno, il Re chiamò a sé alcuni dei suoi Maghi, i Maghi del Convincimento, e disse loro:
-Ho capito come fare per non essere più infastidito! Diventerò Imperatore per acclamazione. Basta essere Re di Ondolandia, devo salvare tutta la Nazione dallo scempio!
I Ricchi che portava sempre con sé lo applaudirono e gli baciarono le mani, così il Re proseguì:
-Maghi, chiedete alla gente come deve essere un Imperatore. Chiedete agli Psicologi cosa piace alla gente, ed io assumerò l'aspetto dei loro desideri.
Venne fuori che l'uomo ideale delle folle non era stato un Politico, perché i Politici puzzavano un po' tutti, che doveva indossare (lui e tutti i suoi) camicie e cravatte di certi precisi colori, e che inizialmente doveva presentarsi seduto su una sedia ed avere alle spalle una biblioteca, perché quella scena aveva fatto già il successo di un grande Imperatore anni prima. Doveva sembrare forte e deciso, perché quel tipo già era piaciuto ai padri e ai nonni del Popolo e avrebbe funzionato ancora. Infine doveva essere un Imprenditore di successo (questa era facile, perché già nella sua storia personale).
E poi disse:
-Maghi, cominciamo a spargere la voce, in Ondolandia, che dia orgoglio e speranza alla Nazione, speranza in qualcosa che ancora non c'è. E così comparvero un po' ovunque cartelli che inneggiavano alla speranza, ma nessuno sapeva bene cosa fossero!

Batti e ribatti, batti e ribatti, il chiodo era caldo quando il Re si presentò alle folle. Aveva nascosto i suoi amici Politici (quelli che, molti anni prima,
avevano svuotato le Casse della Nazione) e si fingeva caduto dal cielo.
Alla gente piacque subito, anche perché i suoi discorsi erano scritti per piacere alla gente.
Poiché c'erano degli avversari, per sbaragliarli cominciò a dire che Quegli Altri volevano togliere la casa a tutti i cittadini, togliere loro l'oro e gli argenti ed infine... come fidarsi di gentaglia che forse mangiava ancora i bambini?

Visto il suo enorme successo, molti corsero a lui, ma egli scelse tra costoro quelli che lo lodavano in continuazione come gli altri Ricchi, quelli che gli giuravano fedeltà sopra ogni cosa e quelli che gli portavano doni ogni giorno. Non si preoccupò molto delle loro capacità perché tanto le decisioni le avrebbe prese tutte lui.
Poiché il Popolo voleva anche qualche donna al potere, scelse le donne che erano state più gentili con lui, cosicché non avrebbe avuto fastidi da nessuno e nessuna di quelli che avrebbero governato.

Certo, Quegli Altri continuavano a dargli del filo da torcere ma quando ebbe il Potere poté almeno sbarazzarsi dei Giudici (che poi erano di sicuro amici di Quegli Altri) che volevano continuare a fare i Processi: era sufficiente cambiare qualche Legge qua e là, di volta in volta. Lui non sarebbe mai stato condannato, ma loro avrebbero sempre fatto la figura dei cattivi!

Per convincere la gente del proprio operato, mise a capo delle scuole donne che sembravano o severe presidi o dolci maestrine. Mise a difendere gli allevatori uno che girava con un simpatico porcellino. L'esercito doveva essere comandato da un tipo che aveva un po' l'aspetto del Satanasso e al quale piacesse tanto guardare i soldati che sparano, volano sugli aerei e uccidono i soldati del nemico.
Ma soprattutto, anche se gli stava un po' antipatico, mise a proteggere la Cassaforte uno che aveva l'aspetto del Professore tranquillo ma attento, un po' topo di biblioteca ma che apparisse molto competente: il Mago dei Numeri Dispari. D'altro canto, bisognava fare contenti anche gli Alleati...
Per un bel po' sembrava andare tutto bene. Anzitutto, perché la gente non leggeva i Conti, che andavano sempre peggio.
Eppoi perché tutti i giorni i Ministri si facevano vedere in pubblico, la sera, quando la gente è più stanca, e ripetevano a tutti che il Mago dei Numeri Dispari era un vero Genio.

Poiché a un certo punto Quegli Altri stavano per prendere il suo posto, l'Imperatore fece qualche conto su come la gente avrebbe votato e fece fare una strana legge per cui Quegli Altri non potevano governare bene. Infatti essi presero il suo posto e in poco tempo fecero un miracolo che in quella Nazione non si era mai visto: addirittura, riuscirono a mettere da parte un Tesoretto per i cittadini! Erano sulla buona strada per salvarsi!

Purtroppo quel povero Governo non resse. Pensate che si era costretti a far votare una geniale centenaria per farlo andare avanti, mentre gli Alleati del Re la prendevano in giro e la insultavano nonostante l'età (vergogna, vergogna!). Così fecero con altri: prendevano in giro quelli che avevano preso grandi premi nel Mondo e che davano lustro alla Nazione, perfino quelli che non potevano muovere le mani per via di qualche malattia, e tanti altri, tutti quelli, insomma, che non spendevano almeno mezz'ora della giornata a lodare il Re.

Ma la gente, che non leggeva i conti, che non capiva cosa potesse albergare nel cuore di chi può offendere così una donnina di grande valore, che vedeva soltanto il Re risplendere in ogni dove (perché così voleva il Re) e che sentiva i Ministri e i Giornalisti tessere le sue lodi e tessere le lodi del Mago dei Numeri Dispari, tornò a preferirlo e così fu di nuovo Imperatore.

Ma nel frattempo, erano successe molte cose, troppe per non venire a galla.
L'Imperatore non aveva smesso di combinare marachelle; anzi, giacché l'età avanzava ed essendone "ghiotto" (forse perché fa rima con "caramelle") pensò bene di combinarne una più del diavolo, tanto i suoi Fedeli lo avrebbero sempre protetto.
Ma i Giudici, che stavano controllando le mosse dei suoi Fedeli, scoprirono anche queste altre faccende e -chi l'avrebbe mai detto!- che alcuni Fedeli del Re (di quelli che più lo lodavano in pubblico) seguivano il monarca con il solo fine di raccogliere dalla sua tasca le monete d'oro che ogni tanto ne uscivano: la gente cominciò a pensare che forse tutto questo movimento attorno ad un Imperatore fosse poco dignitoso.
Ma, peggio ancora, la Crisi continuava a mordere le Casse della Nazione, dove c'erano sempre meno soldi. Il Tesoretto era stato speso in fretta, un lontano ricordo di Ministri capaci. Anche qualcuno tra quelli che amavano l'Imperatore cominciò a leggere i Conti, che in fondo erano sempre appesi nelle bacheche e che potevano essere guardati da tutti, e si accorse che il Mago dei Numeri Dispari aveva sempre fatto le cose molto male.

Aveva condonato le costruzioni che avevano reso brutta la Nazione. E quelli che le costruivano lo avevano preso per i fondelli, magari pagando solamente la prima la rata ma tenendosi il Condono, così nelle Casse entrarono pochi soldi.
Aveva spostato cifre avanti e indietro, per far sembrare i Conti più belli, perché così gli avevano insegnato a fare.
Aveva promesso di abbassare le tasse e invece le aveva aumentate.
Aveva fatto leggi per impedire alle Signorie e ai Comuni di spendere troppo, ma poi aveva scritto leggine più piccole, in fondo (tanto nessuno legge mai in fondo) perché facessero un po' come volevano.

Insomma, le monete d'oro non c'erano più e le altre Nazioni cominciarono a bussare alle porte del Regno (ormai "Impero") per esigere i loro Crediti, perché anche fuori c'era la Crisi.

Il Mago dei Numeri Dispari si accorse che rischiava di essere ricordato dalla Storia come quello che aveva provocato la Bancarotta e così tentò un'ultima carta: disse che avrebbe davvero tagliato le spese per salvare le Casse, ma a partire dal prossimo Governo, tanto sapeva che nessuno lo avrebbe e più voluto come Ministro perché più nessuno credeva che fosse un Genio.
Ancora una volta cercò di far credere alla gente che gli interventi necessari potevano essere rimandati, che si stava tutti tanto bene e che i cittadini erano in buone mani. Tanto la gente, nelle altre Nazioni c'era andata solamente in vacanza, non aveva mai capito quanto si sta meglio, e anzi credeva che in tutto il Mondo le cose andassero allo stesso modo, solo che gli altri lo nascondevano meglio.

Accadeva però anche che la gente era davvero stufa di tante promesse, di tante marachelle e di tanta indecisione.
Un giorno, per esempio, l'Imperatore solennemente diceva che voleva costruire le Centrali SuperStellari, che avevano studiato la questione e che non c'era alcun pericolo. Poi una Centrale SuperStellare esplose in un Paese Lontano e allora i Ministri dissero che forse non era il caso di costruirne, perché i Maghi del Convincimento dissero che questa volta non c'era niente da fare per convincere la gente.

Anche i Ricchi cominciavano ad accorgersi che le cose andavano male. Persino loro avevano difficoltà a guadagnare tanto come prima.
Allora iniziarono a protestare e i Ministri, spaventati dalla gente, dai Giudici, dai Ricchi e dalla Crisi, iniziarono a litigare tra loro.
Per un attimo decisero di dare tutta la colpa ai Giudici, ma la gente non ci credeva più. Allora pensarono di incolpare il Mago dei Numeri Dispari perché i Conti non erano mai Pari, ma anche questo sembrava non funzionare.
I Ministri, addirittura, comparivano di meno in pubblico, forse perché dovevano lavorare di più.
Poi decisero che era il momento di nascondere l'Imperatore e di farne un altro, ma solo per un po', di mettere al suo posto uno che aveva la faccia onesta e incorruttibile. Ma la gente cominciava a sospettare delle facce e forse, pensarono in molti, quell'uomo non era né tanto onesto né tanto incorruttibile. E poi ce l'aveva coi Giudici che invece stavano simpatici a tanta gente.

Insomma, alla fine non si riusciva più a capirci niente: ognuno Ministro se la prendeva con qualcun altro, le Ministre piangevano quando una legge che volevano non veniva approvata, la gente era sempre più povera e i Ricchi cercavano qualcuno a cui dare la colpa, perché presto avrebbero dovuto trovare un altro Re da fare Imperatore: cosa sarebbe successo se la gente si fosse accorta che le Casse erano vuote perché le monete d'oro erano state date a loro?
Quelli che avevano passato il tempo a lodare l'Imperatore cercavano di stare zitti, così nessuno si sarebbe ricordato che erano amici dell'Imperatore.

Insomma, era già tutto pronto: Quegli Altri avrebbero vinto ma avrebbero dovuto salvare la Nazione facendo fare a tutti dei Sacrifici, così poi i Ricchi avrebbero potuto ricominciare da capo, con un nuovo Re, bello e affascinante.